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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Coronavirus

Bassetti: "Vaccini fanno bene come l'acqua potabile"

"Vac­cinarsi vuol dire anche rendere piu’ difficili le mutazioni, per questo è un gesto altruista, ol­tre che responsabile nei con­fronti della propria salute"

Alla vigilia di Natala il direttore della clinica Malattie Infettive del policlinico Matteo Bassetti ripercorre i mesi dell'attesa del vaccino e come l'arrivo di questa protezione si sia trasformata, per una parte della popolazione, in veleno. "La pandemia e la batta­glia che si sta combat­tendo in tutto il mondo stanno lasciando molte macerie e molte fratture anche nella società. C’è chi oggi ha bi­sogno di un bersaglio, un nemi­co più o meno reale, perché la rabbia è tanta e non riesce a me­scolarsi con la pace", scrive sulla sua pagina Facebook il virologo.

"Da quando la pandemia è cominciata ab­biamo avuto solo una spe­ranza: aspet­tavamo il vac­cino. Quello che non ci avrebbe restituito nulla, perché il tempo di mezzo era ormai andato, ma ci avreb­be ridato un punto fermo di par­tenza. Qualcosa però deve esse­re andato storto. Per fortuna so­lo una minoranza non ne ha an­cora usufruito, perché circa l'80% a oggi l’ha accolto in pom­pa magna".

Nella menta no vax una delle paure è che il vaccino sia un farmaco dai pericolosi effetti collaterali, a un gradino successivo che vaccinazioni obbligatorie e green pass siano strategie di controllo sociale: "Quando la possibili­tà è diventata reale e occorreva prestare il braccio, molti hanno preferito approdare in un cam­po ancor più minato della ma­lattia, quello dell'ideologia, del­la dietrologia e della disinfor­mazione. A un certo punto sem­bra che la memoria di una mino­ranza abbia dimenticato quel reciproco patto di fiducia del febbraio 2020 tra cittadini e me­dici. Quando sono arrivati i vac­cini, e abbiamo iniziato a spiegarne l’importanza. Altri hanno sospettato, come fossimo in un copione complot­tista, additandoci come il nemi­co da stanare", commenta Bassetti. "Un cortocircuito senza prece­denti. Eppure il vaccino non è né più né meno di tutte le altre terapie. È come se un paziente diabetico non credesse nell in­sulina o un iperteso nel beta­bloccante. Non c’è un credo da­vanti alla scienza, non è qualco­sa di intangibile su cui farsi un opinione. È la stessa medicina per la quale si muore sempre meno di parto, di tetano, di tu­more, di infarto o di meningite".

Non è finita e non importa quale variante sia alle porte, il virus è un grandissimo opportunista: "La parola varianti ha arricchi­to il lessico comune del nuovo mondo pandemico. Chi non ha sentito parlare della variante Delta ? A oggi la più diffusa presentata in tv. È sulla bocca di tutti, dal bar fino agli alti vertici della sanita’ mondiale, eppure non tutti sanno di cosa si tratta. E, per non farci mancare nulla insieme a molte altre lettere dell’ alfabeto greco, c’è ora an­che la variante Omicron, rileva­ta per la prima volta in Africa nel novembre 2021".

"Ce ne saranno ancora, ma questo non deve spaventare - conclude il professore - Il virus è in continua evoluzione, e questo non deve farci sentire sconfitti, lo sapevamo fin dall’inizio che sarebbe andata così. Il nostro comportamento consa­pevole e attivo però può cam­biare le sorti dell umanità. Vac­cinarsi vuol dire anche rendere piu’ difficili le mutazioni, per questo è un gesto altruista, ol­tre che responsabile nei con­fronti della propria salute. A og­gi i vaccini con la terza dose so­no in grado di funzionare an­che sulla Omicron e poi ne arri­veranno altri più specifici per le varianti. Occorre infine ricorda­re che le vaccinazioni, con ecce­zione dell acqua potabile, sono strumenti che non hanno avuto pari, neppure rispetto agli anti­biotici, sulla riduzione della mortalita’ e sulla crescita della popolazione. E questo è un incontrovertibile dato di fatto".

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