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Coronavirus: sempre più casi a Genova, ipotesi coprifuoco in alcune zone

Il sindaco Marco Bucci non esclude di sfruttare l'autorità conferita ai sindaci nel nuovo dpcm: la chiusura di vie e piazze dalle 21 per contenere il contagio

La Lombardia è stata la prima a chiederlo: coprifuoco dalle 21 alle 5, blocco totale delle attività per cercare di contenere la seconda ondata di coronavirus, che giorno dopo giorno fa crescere la curva dei positivi. In Liguria il presidente della Regione, Giovanni Toti, e il sindaco di Genova Marco Bucci non hanno ancora pronunciato esplicitamente la parola “coprifuoco”, ma quella di oggi pomeriggio sarà una riunione decisiva per capire quali ulteriori misure restrittive adottare nel capoluogo ligure in particolare per arginare il contagio.

«Con i dati di Alisa e degli uffici di prevenzione alla mano, e analizzando quello del Comune di Genova sulla circolazione delle persone, individueremo eventuali zone in cui sarà necessario effettuare chiusure - ha detto Toti lunedì sera - dando tutto il supporto possibile al Comune, confrontandoci ovviamente col Prefetto. Analoghi ragionamenti riguardano i comuni della Spezia, Savona e Imperia».

Il sindaco Marco Bucci, dal canto suo, ha aggiunto che al momento in mano a Comune e Alisa ci sono due mappe: una che individua le zone in cui il virus circola di più (centro storico, Cornigliano, Rivarolo e Sampierdarena sono quelle per cui è stata emanata una prima ordinanza specifica, ma i positivi salgono anche in altri quartieri) e una che indica le zone in cui gli assembramenti sono più probabili. Le due mappe, sovrapposte, daranno un’indicazione precisa - ha spiegato il sindaco - di quelle zone in cui è probabile che vengano adottate ordinanze ad hoc. E la parola “coprifuoco”, qui, potrebbe venire pronunciata.

«Dovremo prendere decisioni difficili, oggi pomeriggio ci sarà la prima riunione legata a queste situazioni difficili - ha aggiunto Bucci martedì mattina - il centro storico e Sampierdarena saranno le zone più soggette alle nuove limitazioni».

L’ipotesi, infatti, è che si possano stabilire chiusure localizzate dalle 21 in poi - come stabilito in Lombardia a livello generale - per evitare che in orario notturno, con meno controlli, si creino assembramenti. Un’ipotesi che inevitabilmente avrebbe un fortissimo impatto sul settore ristorazione in particolare: a oggi il nuovo dpcm consente l’apertura sino alla mezzanotte per ristoranti, bar e locali che hanno il posto a sedere e possono garantire la consumazione seduti al tavolo, lasciando un po’ di respiro ai titolari. Se la chiusura alle 21 venisse applicata, per esempio, al centro storico, come suggerito dal sindaco, decine di operatori commerciali sarebbero costretti ad abbassare la saracinesca senza alternative.

«Non si tratterà di veri lockdown, ma di eventuali chiusure all'assembramento in alcune zone della città che si predispongono all'affollamento. Valutiamo di impedire di poter sostare in alcune piazze e strade affollate in alcuni giorni della settimana - ha rassicurato Toti - Oggi pomeriggio vedremo le proposte del nostro comitato tecnico scientifico e di Alisa insieme al sindaco di Genova Marco Bucci. Sarà una misura morbida per evitare che il contrasto alla pandemia uccida l'economia, vedremo di cosa ci sarà bisogno. I dati odierni ci confermano un gigantesco lavoro di tracciamento con oltre seimila tamponi e una circolazione importante del virus a Genova ma una sostanziale tranquillità nelle altre province».

Gli occhi sono puntati anche sul weekend: quello appena trascorso ha fatto registrare un record di multe soprattutto da parte della polizia Locale, che ha superato le 100 sanzioni staccate, e Bucci ha anticipato che si sta lavorando a un piano ad hoc proprio per il fine settimana. In parallelo il sindaco ha citato un piano per il trasporto pubblico che consentirà l’ingresso dopo le 9 e scaglionato degli studenti delle superiori, così come stabilito dal dpcm, ma la priorità della riunione in prefettura del comitato per l’ordine e la sicurezza di oggi resta quella di ragionare su eventuali nuove misure restrittive e coprifuoco.

Coronavirus, la situazione negli ospedali

Sul piano sanitario, intanto, si lavora per incrementare posti letto soprattutto per la bassa e la media intensità di cura, e cioè per quei pazienti covid positivi che hanno bisogno di assistenza medica e monitoraggio ma non di essere ricoverati in terapia intensiva. Lunedì è stata una giornata campale, con i pronto soccorsi preso d’assalto sopratutto da persone con sintomi riconducibili al coronavirus, e all’esterno degli ospedali cittadini sono ormai state rimontate tutte le tende per il triage covid. L’ospedale Padre Antero Micone di Sestri Ponente e l’Evangelico di Voltri sono stati riattivati in quest’ottica, e nel giro di una settimana saranno pronti ad accogliere solo pazienti covid.

«Entro la fine della settimana - ha detto Toti - attiveremo ulteriori 50 posti in strutture di media e bassa intensità a Genova per garantire il turnover negli ospedali. Entro la fine del mese ne attiveremo circa 200. Questa settimana comincia con una pressione importante sui nostri ospedali. Non ci aspettavamo nulla di diverso. Il sistema sanitario regionale sta adeguando la sua offerta alle esigenze di contenimento dell’epidemia. Sul totale dei contagi la parte principale riguarda la città di Genova. Assistiamo a un incremento generale nella nostra regione, con una circolazione minore fuori dal capoluogo. Crescono anche gli ospedalizzati, con le terapie intensive che restano stabili e anzi calano. Il fenomeno è quello che abbiamo già descritto nei giorni passati: c’è un alto afflusso di pazienti nei nostri ospedali, ma il numero delle terapie intensive resta decisamente più basso in proporzione ai ricoverati rispetto a quanto fosse nella primavera scorsa».

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