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Toti: «Se i ricoverati arrivassero a duemila unità, saremmo in gravissima difficoltà»

Venerdì 13 novembre si è svolta una seduta straordinaria del consiglio regionale. Il presidente Giovanni Toti ha ammesso che alcuni ritardi ci sono stati

Il 50/60% delle specialità mediche in Liguria sono chiuse, garantite solo le urgenze. A spiegarlo è stato il governatore ligure, Giovanni Toti, durante il consiglio regionale straordinario di venerdì 13 novembre 2020, chiesto dall'opposizione sulla gestione dell'emergenza sanitaria.

Il presidente in generale ha dichiarato che alcuni ritardi ci sono stati e ha poi illustrato il quadro normativo di riferimento nazionale e regionale per contrastare la pandemia. Rispetto alle obiezioni sui sistemi di monitoraggio e tracciamento ha ribattuto: «I sistemi di monitoraggio e tracciamento in Regione Liguria sono dimensionati il doppio di quello che prevede il Piano Nazionale di risposta il covid. Noi oggi siamo arrivati a due persone ogni diecimila abitanti. È evidente a tutti che non bastano ancora per i numeri prodotti dalla seconda ondata della pandemia, ma non è facile trovare medici igienisti, non è facile implementare quegli Uffici in corsa e non è facile implementarli con personale adeguato al delicato lavoro che gli abbiamo affidato».

Il presidente ha dichiarato che la pressione ospedaliera è ancora molta, ma che l'Rt sta calando in controtendenza anche al resto dell'Italia, «segno forse che qualcuna delle misure che abbiamo preso, anche prima dei dpcm governativi forse hanno dato l'abbrivio anche alle misure che poi ulteriormente abbiamo preso».

Coronavirus, il bollettino di venerdì 13 novembre

Due altri dati positivi, sottolineati dal presidente, sono che le medie e basse intensità di cura stanno ricevendo meno persone di quante ne ricevevano una settimana fa e che le unità di terapia intensiva sono cresciute e cresceranno ancora. Toti ha sottolineato che la criticità della Liguria è rappresentata dall'elevata età media degli abitanti e che la maggior parte dei decessi riguarda persone sopra i 75 anni.

«Il vero tappo - ha ripreso - è la programmazione delle professionalità ospedaliere, che probabilmente è tema di 15 anni fa. Oggi il nostro sistema sanitario è stato rafforzato di 421 medici, 261 infermieri, poi ci sono gli infermieri laureandi, circa 170 persone. La vera emergenza è il personale specializzato e le regole per utilizzare personale che oggi non può essere impiegato in alcuni ruoli e semmai in quei ruoli».

Rispetto alla riduzione dei servizi per pazienti no covid il presidente ha specificato: «la risposta sanitaria della Regione, che è di circa 100 terapie intensive dedicate al covid e 1.450 posti letto di media e bassa terapia, ci ha costretto alla chiusura di circa metà delle altre offerte sanitarie varie della Regione». Toti non ha nascosto che se la quantità di letti covid da attivare raggiungesse le duemila unità «saremmo in una situazione di gravissima difficoltà a garantire qualcosa che vada appena oltre l'indifferibile da pronto soccorso».

Il presidente ha poi assicurato: «non useremo la pandemia del covid per delle trasformazioni spurie di vocazioni ospedaliere o riordino di reparti. Questo non è, non è stato e non sarà neanche in futuro». Rispetto alle forniture di vaccini antinfluenzali il presidente ha ammesso che qualche problema possa essersi verificato e ha illustrato la situazione attuale: «522mila dosi di vaccino sono state acquistate dalla Regione, insieme ad un'opzione per altre 100mila; sono state consegnate alla Regione 391mila dosi di vaccino e sono state consegnate dalle nostre Asl al Sistema di distribuzione capillare. Direi che per essere fatta in piena pandemia - ha concluso - è una campagna che ha il suo discreto successo, grazie anche all'impegno dei medici di famiglia».

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