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Coronavirus

«Riaprite cinema e teatri», anche Genova si unisce all'appello per la cultura

Con il nuovo dpcm in vigore sino al 24 novembre i luoghi di aggregazione culturale di fatto vengono chiusi per contenere il contagio da coronavirus. Ma le associazioni di categoria e le istituzioni si oppongono

«Non fermate la cultura»: tra i tanti che protestano per la decisione del governo di chiudere teatri e cinema per contenere il contagio da coronavirus c’è anche l’assessore alle Politiche culturali del Comune di Genova, Barbara Grosso, che si è unita al coro di altri 11 assessori che chiedono al governo di ripensare il provvedimento.

«Il provvedimento appena assunto ha colpito un settore che ha adottato misure efficaci per contrastare il contagio - ha detto Grosso - i cinema e i teatri sono assolutamente sicuri, come altri luoghi della cultura mantenuti aperti dal Decreto». Grosso fa eco ai gestori di cinema e sale che protestano a gran voce contro il governo: dopo essersi dotati di tutte le misure previste per essere in regola, e avere messo nel budget meno posti a sedere, procedure di sanificazione e igienizzazione e nuovi spazi, si vedono costretti a chiudere nuovamente in quanto, sulla carta, luoghi di socialità. L'unica eccezione in termini culturali sono, infatti, i musei, che possono invece restare aperti. Il che si traduce non soltanto nella chiusura, ma anche nella perdita di lavoro per migliaia tra artisti, tecnici, dipendenti delle strutture.

Nella lettera inviata anche ai ministri Dario Franceschini, Nunzia Catalfo e Stefano Patuanelli, gli assessori hanno chiesto «una opportuna e necessaria revisione di questa disposizione, al più presto, affinché teatri, cinema e sale da concerto possano riaprire prima del termine di efficacia del Decreto, soprattutto se le analisi di tracciamento del contagio delle ultime due settimane confermeranno la bassa, o nulla, incidenza dei luoghi dello spettacolo nella diffusione epidemica».

Stessi concetti espressi da Agis - Associazione Generale Italiana dello Spettacolo - in una lettera inviata al premier Conte e al ministro alla Cultura, Franceschini: «Come evidenziato dai dati di una ricerca da noi effettuata e trasmessa alle Istituzioni ed agli organi di informazione, i luoghi di spettacolo si sono rivelati tra i più sicuri spazi di aggregazione sociale», scrive Carlo Fontana, riferendosi a dati che da ieri rimbalzano da una bacheca all’altra: nella slide vengono indicati il periodo (15 giugno - 10 ottobre), il numero di spettacoli (2.782), spettatori (347.262) e il numero di contagiati: uno.

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«Riteniamo che la misura prevista sia ingiustamente penalizzante rispetto al nostro settore. Sono stati siglati accordi e protocolli a livello territoriale ed a livello nazionale con le organizzazioni di categoria per garantire la salute e la sicurezza e tutte le imprese del comparto si sono adeguate assumendosi onerosi investimenti per elevare il livello di prevenzione sia per i lavoratori che per gli spettatori - proseguono dall’Agis - Pertanto, riteniamo che vi siano i presupposti affinché i teatri, le sale cinematografiche e da concerto siano escluse da provvedimenti restrittivi, alla luce di dati oggettivi che siamo pronti a dimostrare nelle sedi opportune. Una nuova chiusura delle attività del settore comporterebbe un colpo difficilmente superabile ed una drammatica ricaduta sulle decine di migliaia di lavoratori ed artisti, già al limite del sostentamento a causa del crollo del reddito. Si tratterebbe di una scelta devastante per l’intero Paese.

A condividere la richiesta di Agis, lanciando una appello per rivedere la misura, oltre a Grosso sono stati gli assessori alla Cultura Luca Bergamo (Roma), Adham Darawsha (Palermo), Filippo Del Corno (Milano), Eleo-nora De Majo (Napoli),  Francesca Leon (Torino), Matteo Le-pore (Bologna), Paola Mar (Venezia), Paolo Marasca (Ancona), Ines Pierucci (Bari), Paola Piroddi (Cagliari), e Tommaso Sacchi (Firenze). Gli assessori hanno chiesto «un'immediata attivazione di ammortizzatori sociali, con-creti ed efficaci, per tutte le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo, con particolare atten-zione ai soggetti professionali la cui attività è caratterizzata da intermittenza, occasionalità e precarietà, che abbia corso e validità a partire già da lunedì 26 ottobre».

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