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Coronavirus, Certosa tra paura e proteste: «Prima il ponte, ora il covid: siamo un'eterna zona rossa»

Comitati e residenti del quartiere, inserito nelle aree critiche per la circolazione del virus, protestano contro la gestione dell’emergenza

Certosa una lunga, infinita “zona rossa”: il grido di aiuto arriva da residenti e comitati che dopo avere trascorso mesi all’ombra di quanto restava del ponte Morandi e del nuovo ponte San Giorgio, ora si trovano nuovamente catapultati nell’incubo isolamento. Con un rischio concreto per la salute, anche, causa coronavirus.

Certosa è infatti ormai da qualche settimane sorvegliata sociale di Comune e Regione per i numeri del contagio che provengono dal quartiere: qui, come a Sampierdarena e in centro storico, il contagio corre, e dopo una prima ordinanza in cui si stringeva la morsa chiudendo i circoli (inizialmente integralmente, poi con modifiche per andare incontro alle esigenze del territorio) e vietando gli assembramenti h24, ne è arrivata una seconda in cui si stabilisce il coprifuoco. Le strade sono ancora in via di definizione, e non è detto che si tratti dell’intero quartiere, ma per i residenti la misura è colma: l’economia, già messa a dura prova dall’emergenza crollo Morandi, non resisterebbe a un altro colpo come questo, e la percezione è quella di essere stati abbandonati e di non avere un’idea di quanto sia effettivamente critica la situazione.

«Ai tempi del crollo del ponte eravamo tragicamente zona rossa, Ora ai tempi di un virus bastardo, che non è mai stato "clinicamente morto" come qualcuno diceva,  Certosa è di nuovo zona rossa per il gran numero di contagi da coronavirus. Adesso Basta», è lo sfogo di Oltre il ponte c’è, il comitato di cui fanno parte numerosi cittadini di Certosa che hanno fatto squadra e rete per l’emergenza Morandi - Abbiamo il diritto di sapere il numero dei contagi della nostra zona, per cui - giustamente - sono state prese (e si prenderanno) nelle prossime ore coprifuoco, decisioni ed ordinanze».

«Ogni giorno vengono pubblicati i numeri dei positivi di  Milano, del numero dei tamponi fatti in ogni Regione, mentre qui non sappiamo né quanti sono i positivi, né quanti si trovano in sorveglianza attiva a Certosa, a Sampierdarena e Rivarolo, le nuove zone rosse - prosegue il comitato - Non possiamo illuderci per l'organizzazione dei tamponi rapidi (drive-through) in Valpolcevera decisa ieri. A parte il Municipio V, che ha messo a disposizione un suo spazio, ci chiediamo cosa stia facendo Alisa».

Il riferimento è alle modalità di accesso e prenotazione al nuovo punto test rapidi installato in via Carnia, a Teglia, con la finalità di coprire la Valpolcera: «17 medici del territorio che possono prenotare il servizio per i propri pazienti per fare il tampone in macchina: quali misure per chi non  può andare in macchina?

Cosa è previsto per gli anziani, i giovani e i ragazzi? (con le classi delle nostre scuole in quarantena) sono queste le modalità di tracciamento e di contenimento del virus? Un’ottima iniziativa ci mancherebbe, ma che non è sufficiente e nemmeno può essere la sola. Perché non predisporre anche un ambulatorio di libero accesso per i residenti, come quello realizzato alla Commenda di Prè?».

«Tutti facciamo il nostro dovere: mascherina, distanziamento, niente assembramenti - conclude il comitato - Ciò che chiediamo è di fornirci la  possibilità di combattere la malattia con le armi della medicina territoriale, organizzata e incisiva».

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