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Coronavirus

Green pass, Bassetti: "Un tampone fatto 72 ore prima non è sicuro"

L'infettivologo del San Martino interviene su due temi, divenuti caldi nelle ultime ore. L'altro è quello della somministrazione della terza dose di vaccino anti covid

Due temi in particolare tengono banco nelle ultime ore riguardo la pandemia da coronavirus: l'estensione della validità del tampone a 72 ore e l'opportunità di somministrare la terza dose booster. Su entrambi gli argomenti è intervenuto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, interpellato dall'Adnkronos Salute.

Sulla prima questione, la richiesta arriva dalle Regioni, che propongono di aumentare la validità dei tamponi per il rilascio del Green pass, portandoli tutti a 72 ore e di concedere alle aziende di organizzarsi anche in autonomia per l'esecuzione dei test in azienda; l'altra si riferisce alla circolare del ministero della Salute, che prevede una dose 'booster' di vaccino per i fragili di ogni età e per tutti gli over 60 sempre dopo almeno sei mesi dal completamento del ciclo primario di vaccinazione.

"Dal punto di vista scientifico, un tampone fatto 72 ore prima non è sicuro e non va bene come uno fatto 48 ore - ha dichiarato Bassetti -. In 72 ore una persona potrebbe essere in una fase di incubazione. Se uno studio mi dice che mille persone che fanno una tampone oggi dopo e tre giorni il test è valido, bene ma non credo che succeda in un altro Paese del mondo. Sono provvedimenti che poi i cittadini non capiscono".

"La mia opinione è sempre stata quella di rilasciare il Green pass solo a chi è vaccinato e chi ha fatto la malattia - rimarca Bassetti -. La scelta di inserire anche i tamponi per ottenere un Green pass a tempo determinato è una artificio all'italiana. Poi la politica può anche decidere che il tampone dura una settimana o due giorni, ma per farlo ci vogliono argomenti scientifici. Il discorso è che chi si vaccina non ha problemi ed è gratis. Il Green pass nasce per incrementare le vaccinazioni non il numero di tamponi".

"I dati che vengono fuori da Israele e da altri Paesi che hanno iniziato a fare la terza dose agli over 60 sono buoni. È una dose booster, che potenzia la risposta anticorpale ma occorre andare per gradi: gli over 80 e i fragili devono avere la priorità più alta, dopo gli altri piano piano entro l'anno. Chi è sotto i 65 anni - conclude Bassetti - avrà dose di richiamo annuale ma ci penseremo nel 2022, per quest'anno concentriamoci su chi è fragile e i super anziani. È comunque una buona strategia e i dati scientifici non lasciano dubbi sull'efficacia di una dose addizionale nel rafforzare l'immunità".

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