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Aprile senza zona gialla, bar e ristoranti chiusi per un mese: la rabbia di Confesercenti

L’associazione punta il dito contro la decisione di cancellare le zone gialle impedendo a ristoranti, pub, bar e pizzerie di aprire al pubblico: «Siamo in ginocchio»

L’annuncio di un mese di “lockdown soft”, con la cancellazione delle zone gialle a livello nazionale per tutto il mese di aprile, ha scatenato le proteste dei titolari dei pubblici esercizi, che in vista di una Pasqua blindata e dopo mesi di meccanismo “apri e chiudi” non vedono prospettive per una riapertura imminente.

A farsi portavoce delle proteste è stata Fiepet Confesercenti, che ha parlato di «scaricabarile su un’unica categoria, le imprese della somministrazione, ristoranti, bar, pub e pizzerie, costrette a restare chiuse anche con numeri da zona gialla. Una situazione insostenibile e un accanimento che fatichiamo a comprendere».

«Le nostre imprese sono chiuse ormai da un mese - dice Giancarlo Banchieri, presidente nazionale di Fiepet Confesercenti commentando l'ultimo decreto legge contenente le nuove misure urgenti per il contenimento dell’epidemia - con la conferma di un’Italia in zona arancione o rossa anche ad aprile, il governo condanna migliaia di imprenditori ad ulteriori perdite di fatturato, avvicinando sempre di più il rischio concreto di non essere in grado di riaprire al termine dell’emergenza».

«Ci saremmo aspettati un cambio di passo - prosegue Banchieri - e, quantomeno, il via libera contestuale ad un nuovo decreto con indennizzi alle imprese costrette a chiudere. Invece nulla! Sappiamo benissimo che la priorità è la salute pubblica ma chiediamo al governo di sostenere le imprese immediatamente e non tra alcune settimane, di accompagnare i provvedimenti di chiusura a misure di ristoro per le attività, di accelerare con il piano vaccini che continua a non registrare i numeri tanto attesi. È profondamente ingiusto che a pagare il prezzo altissimo dell’emergenza sanitaria sia solo la nostra categoria».

«Annullare la zona gialla vuol dire colpire una categoria ben precisa, creando un danno enorme per la nostra regione che, storicamente, vede nel mese di aprile uno dei migliori in termini di incassi - aggiunge Alessandro Simone, vicepresidente Fiepet Confesercenti Genova -. Purtroppo, come abbiamo visto in questi mesi, l'asporto è per molte attività antieconomico, la classica "pezza peggiore del buco", e nessuna misura sostanziale è stata approvata a ristoro dei costi già sostenuti dalle attività da inizio anno: chi paga gli affitti e le utenze delle attività chiuse per decreto? Questo vuol dire mettere al muro un'intera categoria, non fare programmazione».

A oggi il premier Draghi ha concesso un’unica “scappatoia” nel decreto, prevedendo la possibilità entro il 30 aprile di apportare modifiche alle misure adottate attraverso specifiche deliberazioni del Consiglio dei Ministri. Se la curva del contagio dovesse calare, in sintesi, le riaperture verranno prese in considerazione senza dover attendere la scadenza del decreto, in vigore sino a fine mese.

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