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Venerdì, 19 Aprile 2024
Coronavirus

Coronavirus, scelta l'app per tracciare contagiati e contatti: ecco come funziona

Il commissario straordinario per l'emergenza covid-19, Domenico Arcuri, ha firmato l’ordinanza con cui ufficializza l’arrivo della prima applicazione nazionale finalizzata al "contact tracing"

Si chiamerà “Immuni”, e se scaricata da tutti e da tutti correttamente utilizzata potrebbe diventare una valida arma contro il coronavirus: il commissario straordinario Domenico Arcuri ha firmato l’ordinanza con cui ufficializza, di fatto, l’arrivo della prima app nazionale per tracciare i contatti e combattere così l’espansione dell’infezione da covid-19.

La scelta è ricaduta sull'applicazione messa a punto dalla società milanese Bending Spoons in partnership con il Centro Diagnostico Santagostino di Luca Foresti e con la società di marketing digitale Jakala. Il Ministero dell’Innovazione l’ha selezionata tra 300 proposte, puntando sulla tecnologia su cui anche l’Europa sta scommettendo per individuare i contatti di eventuali casi positivi, ovvero il bluetooth. 

Cos’è il “contact tracing”

Il contact tracing, o tracciamento dei contatti, è utile nel corso di un’epidemia perché consente di individuare in breve tempo le persone che potrebbero essere state contagiate. In che modo? Utilizzando la posizione geografica delle persone, e basandosi sull’onestà e la trasparenza di chi usa l’app, e sulla diffusione capillare.

L’app, infatti, partendo dalla conferma della positività individuerebbe quelle persone che sono state nelle vicinanze (tramite la loro posizione geografica, ovviamente, individuata con lo smartphone) segnalando appunto il caso di positività e consentendo di prendere eventuali precauzioni. Ovviamente, per funzionare a dovere l’app deve essere scaricata e utilizzata dal maggior numero di persone possibili, e il governo dovrebbe stabilire un piano per immagazzinare ed elaborare i dati raccolti e per gestire l’eventuale caso positivo e i contatti individuati. 

I problemi di privacy

Nelle scorse settimane - da quando, cioè, il Ministero dell’Innovazione ha aperto il bando per l’app di tracciamento - molto si è parlato della violazione della privacy dei cittadini, controllati tramite gps per monitorare i loro spostamenti. Anche a Genova il sindaco Marco Bucci ha deciso di sfruttare la localizzazione per capire quanto e in che modo i genovesi si sono spostati durante le settimane di lockdown, di volta in volta sgridando o complimentandosi per l’aumento o la diminuzione degli spostamenti.

Anche per quanto riguarda l’app nazionale, uno dei problemi principali è il rispetto della privacy del cittadino, e la scelta di utilizzare il bluetooth è proprio finalizzata a proteggerla il più possibile. 

Con il bluetooth infatti si possono ottenere e scambiare dati su persone a rischio, ma non verrebbero salvate o diffuse informazioni sullo spostamento e sulla localizzazione. Tramite l’app, infatti, lo smartphone su cui è installata emette un codice identificativo temporaneo che può essere intercettato da altri smartphone nelle vicinanze (pochi metri), e se uno dei proprietari segnala di essere positivo al coronavirus, gli altri ricevono una notifica. Il codice identificativo sarebbe non solo temporaneo, ma anche anonimo, in modo da non diffondere dati sensibili o ledere la privacy di chi scarica l’app. 

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