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Zona gialla, agriturismi pronti a ripartire: «Si allunghi il coprifuoco da metà maggio»

La vocazione stessa delle strutture le rende meno accessibili rispetto ai ristoranti di città. E l'orario di rientro - le 22 - rende difficile servire la cena ai clienti

Dopo mesi di stop, lunedì 26 aprile (giorno di ritorno in zona gialla per gran parte dell’Italia) si riaprono anche le porte degli agriturismi, rimasti chiusi nel periodo di lockdown stringente per contenere la seconda ondata di coronavirus.

Le perdite stimate dalle associazioni di categoria si aggirano intorno a 1,2 miliardi di euro, e la ripartenza potrebbe segnare per molti piccoli imprenditori un primo timido segnale positivo. Le restrizioni imposte almeno sino a giugno, però, fanno inarcare non poche sopracciglia, così come accade per i ristoranti.

«Con il ritorno delle zone gialle si potrà tornare a tavola all’aperto nelle aziende ricettive agricole - fanno sapere dalla sezione ligure della Confederazione Italiana Agricoltori - ma le limitazioni sugli orari serali potrebbero pregiudicare la piena ripartenza del settore».

La gran parte dei 24.000 agriturismi italiani, in cui trovano lavoro circa 100mila persone, è infatti per vocazione parecchio distante dalle città. Difficile, se non impossibile - spiegano dalla Cia - che i clienti possano raggiungerli per cena e rientrare in tempo per rispettare il coprifuoco, rimasto alle 22. E così gli agriturismi chiedono al governo di anticipare a metà maggio il provvedimento che potrebbe accorciare il coprifuoco, facendolo partire alle 23.

«La situazione in cui versano gli agriturismi in Italia è drammaticamente nota. È uno dei comparti più colpiti dagli effetti del Covid - spiega la Confederazione - nonostante si tratti di strutture in campagna, spesso in località isolate, con ampi spazi all’aperto per la ristorazione, in cui si può garantire facilmente il distanziamento adeguato tra clienti. Per questo, ora il settore deve poter ricominciare a lavorare appieno, in vista dell’estate e di un rilancio del turismo, anche rurale. Gli agriturismi devono poter tornare ad appropriarsi del proprio ruolo, quello di leva economica e sociale per la ripartenza delle aree interne del Paese».

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