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I centri cefalee di Villa Scassi e Galliera nella mappatura nazionale della Fondazione Onda

Cefalea vuol dire mal di testa, è un termine aspecifico che indica un sintomo: può accompagnare o essere la spia di un’altra patologia

Il centro cefalee Asl 3, coordinato dal dottor Fabio Valguarnera, è stato inserito tra i 143 centri cefalee su tutto il territorio nazionale individuati da Fondazione Onda – Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere. Nella mappatura, nello specifico, sono stati inseriti Villa Scassi e il Galliera.

Villa Scassi

La struttura, afferente alla struttura complessa Neurologia Asl3 diretta dal dottor Fabio Bandini, partecipa al progetto di individuazione delle strutture sanitarie che offrono percorsi e servizi dedicati alla gestione dell’emicrania nelle diverse fasi di vita della donna.

Il centro, attivo dal 1998, nell’ultimo anno ha seguito circa 600 pazienti affetti da emicrania, di cui l’80% sono donne.

Un team multidisciplinare di neurologi, ginecologi, otorinolaringoiatri e psicologi Asl3 garantisce ai pazienti l’accesso a terapie farmacologiche quali la tossina botulinica, il trattamento con anticorpi monoclonali e le terapie con agopuntura e auricoloterapia.

Fabio Valguarnera è inoltre proboviro dell’Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee (Anircef) di cui il Centro Asl3 fa parte contribuendo alla realizzazione di progetti di ricerca scientifica.

L’iniziativa, a cura di Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, ha lo scopo di valorizzare l’impegno dei centri cefalee nei confronti delle donne, renderli riconoscibili all’utenza e promuovere una sempre maggior attenzione alle specificità di genere nei percorsi di diagnosi e cura dell’emicrania.

Galliera

Sono stati presentati i 143 Centri cefalee italiani aderenti al progetto di Fondazione Onda, Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere, che al loro interno offrono percorsi e servizi dedicati alla gestione dell’emicrania nelle diverse fasi di vita della donna. Anche l’E.O. Ospedali Galliera è entrato in questa mappatura.

“Ho mal di testa”, chi non ha mai pronunciato questa frase almeno una volta nella vita? Effettivamente poche persone sono esenti da questo disturbo che, secondo studi epidemiologici, colpisce, almeno una volta nella vita, oltre il 75% delle donne e poco più del 60% degli uomini. "Ma se per molti la cefalea è un sintomo transitorio e non preoccupante - spiega la dottoressa Gabriella Poeta, neurologa dell’ospedale Galliera -, il cosiddetto mal di testa “normale” (anche se di normalità non si dovrebbe mai parlare a proposito di dolore), per una quota consistente della popolazione può diventare un problema di salute rilevante, arrivando, in alcuni casi più gravi, a coinvolgere tutti gli aspetti della sfera privata e sociale, con ricadute psicologiche, ma anche pratiche, di enorme rilevanza".

Cos'è la cefalea

Cefalea vuol dire mal di testa, è un termine aspecifico che indica un sintomo: può accompagnare o essere la spia di un’altra patologia non preoccupante, un’influenza, ad esempio, o la reazione ad un farmaco o ad un vaccino, talora invece grave, un tumore, un’emorragia cerebrale, una meningite. Altro è l’emicrania, una delle forme più frequenti, insieme con la cefalea da tensione, di cefalea primaria, ovvero di quelle condizioni cliniche in cui il sintomo cefalea costituisce la malattia, non essendo dovuta ad altre cause e che si manifesta in diverse forme e con frequenza variabile: la frequenza è piuttosto elevata, ne sono colpite circa il 18 % delle persone, con una netta prevalenza delle donne, che, verosimilmente a causa di fattori ormonali, ne sono colpite tre volte più degli uomini. Di malattia, infatti, si tratta, e di una vera e propria malattia neurologica cronica nel senso che, sia pure in misura variabile nelle diverse persone, perlopiù di sesso femminile, e nella stessa persona nelle diverse età, accompagna chi ne soffre per gran parte della vita.

Tipologie di emicrania

Esistono molte forme di emicrania, le più frequenti delle quali sono l’emicrania senz’aura, un tempo chiamata “comune”, e quella con aura, la vecchia emicrania classica. Entrambe si manifestano con crisi di dolore pulsante, di media-forte intensità, tendenzialmente, ma non esclusivamente localizzato ad una metà del capo. La differenza tra le due è dovuta alla presenza della cosiddetta “aura emicranica”, un insieme di sintomi neurologici focali, generalmente visivi, che precedono la sintomatologia dolorosa: i più frequenti sono gli scotomi scintillanti, consistenti in puntini luminosi, saette e zig zag; in altri casi è la mancanza della vista in una metà del campo visivo, oppure sono formicolii ad un braccio, al volto, o difficoltà nell’esprimersi, che preannunciano la crisi dolorosa. Questi disturbi, che possono allarmare il paziente, hanno una durata di circa 10-20 minuti, regrediscono spontaneamente e che, a volte, non sono seguiti dalla cefalea, in realtà sono manifestazioni benigne, quando, sulla base di valutazioni cliniche specialistiche, vengono correttamente diagnosticate. Se nella maggior parte dei casi l’emicrania è una manifestazione occasionale, presentandosi poche volte nel corso dell’anno, per cui è sufficiente una terapia antidolorifica, in altri la frequenza è più elevata e l’intensità è tale da rendere necessarie terapie specifiche sia sintomatiche che, nei casi più gravi, preventive, che hanno cioè lo scopo di ridurre l’occorrenza delle crisi e l’intensità del dolore.

Le terapie

Risale agli anni novanta una prima svolta epocale nella terapia antiemicranica: l’introduzione di farmaci antiemicranici specifici, i triptani, da assumere all’inizio della crisi dolorosa, ha cambiato la vita di molti pazienti nei quali i farmaci antidolorifici non erano in grado di controllare la sintomatologia dolorosa e che non avevano alcun effetto sugli altri sintomi che accompagnano il dolore, cioè la nausea, il fastidio legato alla luce ed ai rumori, con il conseguente elevato grado di disabilità che ne consegue. Ma è nel campo delle terapie di profilassi per le forme più gravi e resistenti di emicrania che la ricerca scientifica ha prodotto negli ultimi anni risultati sorprendenti, tali da cambiare radicalmente la vita di tante persone affette da questa forma di cefalea, con l’avvento degli anticorpi monoclonali diretti contro il CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina), proteina implicata nella genesi dell’attacco emicranico, o contro il suo recettore. Si tratta di farmaci altamente innovativi, i primi utilizzabili in prevenzione che sono stati studiati esclusivamente e specificamente per la cura dell’emicrania e non mediati, come era fino a qualche tempo fa, dalla cura di altre terapie, come, ad esempio, antidepressivi, farmaci cardiologici o antiepilettici. Sono terapie che vanno riservate a casi altamente selezionati di persone con determinate caratteristiche di gravità, tali da compromettere la vita lavorativa, sociale e famigliare, per cui il loro uso va stabilito da specialisti esperti nella diagnosi e cura delle cefalee. Molto è stato fatto, e molte sono le novità in arrivo, speriamo al più presto, per contrastare gli effetti di una malattia invisibile, ma non per questo meno grave per chi ne è affetto e per le ricadute anche economiche sulla collettività.

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