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Matteo Bassetti torna a parlare di vino: "È un attacco a un simbolo del nostro Paese"

"Non tutti i prodotti sono uguali - è il commento del medico genovese -. Io ho vissuto in Friuli, ho visto l'amore nel produrre vini di qualità con pochi additivi e pochi solfiti. Siamo davvero convinti che facciano male come quelli preparati con le bustine nella Valle del Reno?"

Non si placa la polemica sul vino e il direttore della Clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, torna sull'argomento per spiegare il suo pensiero in maniera un po' più approfondita. 

Riassumiamo le puntate precedenti: tutto nasce da un'affermazione dell'immunologa Antonella Viola che stava parlando della scelta dell’Irlanda, approvata dalla Commissione europea, di equiparare alcol e sigarette e di inserire nell’etichetta degli alcolici gli avvertimenti sui danni alla salute. Viola in quel contesto ha detto che "chi beve ha il cervello più piccolo" e che l'unica dose sicura di alcol è zero, evidenziando il rischio di cancro (soprattutto al colon e al seno) nonché quello dell'accumulo di grassi ed epatite a cui è esposto chi assume questa sostanza. Affermazioni condivise anche, tra gli altri, dal genovese Gianni Testino, presidente nazionale della Società Italiana di Alcologia. Bassetti però si era inserito nel dibattito pubblicando sui social - come chiara provocazione - una sua foto mentre brinda.

Adesso Bassetti torna sull'argomento spiegando meglio la sua posizione: "Premetto che di questa polemica ne avrei fatto volentieri a meno: ma un attacco così diretto al vino è un attacco a uno dei simboli del nostro Paese. Fare di tutta un'erba un fascio, paragonando il vino all'amianto o al fumo, non rende giustizia a un prodotto che fa parte della nostra storia e che anche noi medici dobbiamo tutelare. Le etichette come in Irlanda? Sarebbe come deturpare un'opera d'arte".

Poi chiarisce: "Non è la mia materia questa volta e nemmeno per la professoressa Viola. Mi sembra che abbia sconfinato. E poi, mi chiedo perché non si fa la stessa crociata contro zucchero, burro, bibite gassate, merendine o cibi da fast food che fanno molto peggio di un bicchiere di Pinot nero? Premesso, naturalmente, che bisogna combattere abusi ed eccessi, lo studio citato dalla Viola sul cervello più piccolo di chi beve suscita molte perplessità. Che un consumo saltuario di vino riduca le dimensioni del cervello mi lascia scettico: si tratta, peraltro, di uno studio svolto in Inghilterra, Paese dove si consuma per lo più birra o superalcolici, pubblicato su Nature, che prende in esame 30 mila persone. Un lavoro criticatissimo, anche da molti ricercatori. Io sono sempre cauto rispetto agli studi sui fattori di rischio, e anche noi ne conduciamo tantissimi: perché spesso vengono fuori cose che non ti spieghi se non tieni conto di tante altre variabili, soprattutto quando vai a ragionare su grossi database. Insomma, ci vuole uno studio prospettico, che prenda in esame anche gli stili di vita di queste persone e le eventuale altre malattie, o di che tipi di alcolici assumono, eccetera. Altrimenti passano messaggi sbagliati".

"L'etanolo è comunque cancerogeno - sottolinea il medico genovese - dopodiché ci sono altre sostanze che ne potenziano l'effetto negativo, come zuccheri o conservanti. E poi, attenzione: non c'è evidenza che il vino faccia male, né che una quantità minima faccia venire il cancro. L'abuso, ovviamente, è sbagliato. Così come è sbagliato che lo Stato venda le sigarette, e sarei d'accordo nel mettere le etichette sui superalcolici, dannosi. Ma non tutti i prodotti sono uguali. Io ho vissuto in Friuli, ho visto l'amore nel produrre vini di qualità con pochi additivi e pochi solfiti. Siamo davvero convinti che facciano male come quelli preparati con le bustine nella Valle del Reno?"

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