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Genoa-Siena 2012, Sculli in aula: «Togliersi la maglia fu una scelta»

Beppe Sculli, ex attaccante rossoblù, ha deposto come teste nel processo a quattro ultras per i fatti di Genoa-Siena del 22 aprile 2012. Il giocatore ha sostenuto di non essere a conoscenza della protesta e di non aver subito costrizioni

Genova - Togliersi la maglia reclamata da alcuni tifosi genoani durante la partita Genoa-Siena del 22 aprile 2012 «non fu una costrizione ma una scelta». Lo ha detto Beppe Sculli, ex attaccante del Genoa, chiamato a deporre come teste nel processo a quattro ultrà per lesioni, resistenza e violazione della legge che regola le manifestazioni sportive.

 

Sculli, che ha negato ci fosse particolare tensione in campo quel giorno, ha 'giustificato' i tifosi dicendo che «erano arrabbiati per il risultato e per la scarsa prestazione della squadra» e che il loro attaccamento alla maglia aveva determinato quella richiesta.

Sollecitato dal pm Biagio Mazzeo, Sculli ha poi riferito al tribunale di aver preso il cellulare dell'autista del Genoa e di aver telefonato a un suo «amico intimo, Leopizzi», uno dei capi ultrà del Genoa per chiedere consiglio su quanto stava avvenendo.

«Leopizzi mi disse di cercare, tra quelli che si trovavano in piedi sul tunnel, qualcuno che conoscevo e di andarci a parlare e io andai da Marco Pellizzari (detto Cobra ndr.)», uno degli imputati «per dirgli che se l'arbitro Tagliavento sospendeva la partita per i disordini il Genoa avrebbe avuto una penalizzazione che significava retrocessione certa. Insomma volevo solo calmare la situazione».

Sculli, che era stato squalificato un mese dalla Procura federale per slealtà sportiva, ha negato di esser preventivamente a conoscenza della contestazione. «I tifosi erano arrabbiati - ha detto ancora - ma nessun giocatore del Genoa è mai stato in pericolo».

«La mia prima preoccupazione quel giorno è stata di andare dall'arbitro Tagliavento per non far sospendere la partita». Così il ds del Genoa Stefano Capozucca sentito stamani dal tribunale di Genova come teste nell'ambito del processo a 4 ultrà genoani accusati di lesioni, resistenza e violazione della legge sulle manifestazioni sportive durante la partita Genoa-Siena.

Capozucca ha poi risposto alle domande del pm Mazzeo in merito a un altro episodio avvenuto durante lo stesso campionato al centro sportivo Signorini di Pegli. «Quella sera alcuni tifosi vennero al Signorini e vollero entrare negli spogliatoi per parlare alla squadra - ha detto Capozucca -. Non ci fu alcuna aggressione e mi venne assicurato che non sarebbe stato fatto del male ai calciatori. Non ero presente negli spogliatoi perché mi spintonarono da una parte e mi dissero 'levati' ma non fu un'aggressione».

Tornando alla partita Genoa-Siena Capozucca ha cercato di 'spiegare' il comportamento dei tifosi che temevano di veder scivolare in serie B la loro squadra: «I tifosi che chiesero le maglie - ha detto al tribunale - lo hanno fatto perché il loro attaccamento a quei colori è grandissimo. Le volevano perché ritenevano i giocatori indegni di indossarle, tutto qui».

Dopo la testimonianza di Capozucca, l'udienza è stata rinviata al 24 maggio 2013 quando il tribunale ha citato come testi i giocatori Palacio, Gilardino, Rossi, Bovo, Jorquera e il presidente del Genoa Enrico Preziosi oltre al medico sociale Gatto (Ansa).

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