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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Genoa-Siena 2012: in aula Bovo, Mesto e capitan Rossi

Venerdì 24 maggio 2013 seconda udienza del processo a carico di quattro tifosi genoani accusati di violenza privata e violazione delle norme di sicurezza negli impianti sportivi

Genova - Non c'é stata 'sudditanza psicologica' dei giocatori del Genoa da parte degli ultras rossoblù nemmeno quel giorno di Genoa-Siena del 2012 quando un manipolo di tifosi invase i distinti e pretese che i giocatori si togliessero le maglie.

 

È quanto emerso venerdì 24 maggio 2013 durante la seconda udienza del processo a carico di quattro tifosi genoani accusati di violenza privata e violazione delle norme di sicurezza negli impianti sportivi.

Oggi a deporre in qualità di testi del pm sono stati capitan Marco Rossi e i due difensori Mesto e Bovo. Il presidente del Genoa Enrico Preziosi, pure convocato, non si è presentato perché impegnato in un cda straordinario della Giochi Preziosi.

Il tribunale, che si è riservato sulla ammissibilità degli atti provenienti della procura federale relativi sia alla partita Genoa-Siena che al procedimento sul calcioscommesse, ha anche avanzato il sospetto di una falsa testimonianza di Marco Rossi a causa delle diverse interpretazioni del giocatore sul movimento nel settore distinti rese alla procura federale e oggi in aula. Ipotesi che, come poi sottolineato nel corso dell'udienza, è caduta.

Ecco la versione del capitano del Genoa Marco Rossi in tribunale: «Dopo la sospensione della partita andai a parlare con i tifosi sul tunnel. Mi dissero che non avevamo onorato la maglia e ne chiesero la consegna. Riferii alla società e all'arbitro la richiesta poi raccolsi le maglie e andai sotto i distinti dove parlai con uno degli imputati e proprio in quel momento sul tabellone apparve il punteggio di Lecce-Lazio. Il Lecce, nostro diretto avversario per la retrocessione, stava perdendo e io dissi ai tifosi che potevamo ancora farcela».

Rossi ha poi avuto un battibecco con il giudice a latere che gli ha chiesto a più riprese se il procedimento in sede federale della Figc prevedesse che i testimoni potessero non rispondere alle domande del procuratore federale. Il capitano ha detto che non lo sapeva perché aveva sempre risposto, senza soddisfare però il giudice genovese. Questa non è stata l'unica incomprensione tra giocatori e tribunale a causa della scarsa cognizione giuridica dei primi e della poca conoscenza delle regole di base del calcio dei secondi. L'udienza è stata aggiornata al 4 giugno con la testimonianza di Preziosi (Ansa).

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