rotate-mobile
Giovedì, 28 Marzo 2024
Earth Day Italia Multedo / Via Parma

Intimamente green? Ora esiste anche la bio-biancheria

Per la serie anche l'abito fa l'ecologista: un'azienda tessile toscana lancia una linea di intimo ecologica. Un punto vendita anche a Genova

Un’impresa toscana, con una storia lunga cinquant’anni, giunta al bivio tra la chiusura e l’innovazione , ha scelto di reinventarsi e ha investito nella ricerca di materiali innovativi, ecologici e non dannosi per l’epidermide, adattandosi alle sempre nuove esigenze di mercato.  È nato così il progetto H-earth: si producono tessuti dermocompatibili, al fine di realizzare capi per chi ha problemi di allergie o intolleranze, per gli sportivi che desiderano tessuti tecnici ma non tollerano i sintetici, per chi ama l’ambiente e vuole vestirsi ecofriendly. L’azienda di Prato, si sta allargando nel centro-nord Italia e ha un punto vendita anche a Genova, in via Parma 2.

Fiore all’occhiello è la linea di biancheria intima prodotta seconda la filosofia green più adatta alla pelle e all’ambiente.  Fibra di amido allora, per tutta la produzione; questo particolare tessuto ha i vantaggi tipici delle fibre sintetiche, come la rapida eliminazione del sudore, ma con i benefici e le proprietà dovute all’origine naturale: è un batteriostatico naturale e attenua i cattivi odori;non accumula calore è ipoallergenico ed è ecologico.

I tessuti che indossiamo interagiscono con la nostra pelle, incidendo più o meno su dermatiti e intolleranze, e questo è fatto abbastanza noto. Meno consapevolezza, invece, è diffusa sull’impatto ambientale dell’industria tessile. In effetti, quasi pare strano che un capo d’abbigliamento possa influenzare l’ambiente e l’aria che respiriamo. Eppure è così, e da un po’ di anni ormai fanno eco notizie inchieste e reportage che puntano a lasciare accesi i riflettori sulla problematica. 

Sotto accusa sia i metodi di coltivazione delle fibre sia il processo produttivo. Per esempio i tessuti sintetici come poliestere nylon e lycra sono fabbricati con derivati del petrolio, e il più naturale cotone ha bisogno di grandi quantità di pesticidi e acqua. La coltivazione della fibra di origine vegetale più conosciuta e utilizzata implica, quindi, danni all’ecosistema dove la piantagione è presente, ma anche alla salute, non solo di chi lavora nei campi: le sostanze chimiche antiparassitarie si ritrovano poi nei tessuti indossati.
 
Gli indiscutibili vantaggi dell’intimo naturale, così come di tutte le fibre tra cui è possibile scegliere nell’azienda toscana, sono l’altro lato di quello più oscuro incastrato nella ciclopica tematica dei diritti umani: le condizioni di lavoro della delocalizzazione nell’industria tessile.
In primis l’ampio uso di prodotti chimici durante tutto il processo produttivo – anche del cotone non biologico -  mette a rischio la salute dei lavoratori. E non solo: orari infiniti senza regolamentazione, salari bassissimi, doppio turno nei periodi di scadenza delle consegne, nessuna tutela contro il licenziamento e spessissimo ambienti degradati dove lavorano anche minorenni: proprio nella mancanza di garanzie per chi viene impiegato in situazioni simili, risiede il tanto anelato low cost. Il prezzo più caro lo paga qualcun altro.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Intimamente green? Ora esiste anche la bio-biancheria

GenovaToday è in caricamento