Scuola chiusa per lavori, una mamma: "Ci avete riempito di bugie e poi ci avete abbandonato"
Giulia (nome di fantasia) ha poco più di un anno, ha imparato a camminare e vorrebbe farlo per andare dappertutto. È la più piccola in una famiglia di quattro persone che viveva a cento metri da Villa Stalder, la scuola dei bimbi. Avrebbe potuto fare una piccola passeggiata la mattina, mano nella mano con Carlo (nome di fantasia) suo fratello di quattro anni; insieme avrebbero potuto recarsi a scuola.
La famiglia aveva scelto di vivere lì, a Genova Quarto, durante l’attesa di Giulia proprio per la vicinanza alla scuola ed era stata fortunata perché quel luogo era una piccola isola felice, gli insegnanti ci si dedicavano con il cuore da anni, l’avevano fatta crescere nell’amore e nel rispetto. Improvvisamente qualcuno ha deciso che doveva chiudere, che andava ristrutturata con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, hanno detto loro. Hanno dato un’alternativa in un altro quartiere, a una distanza che dei piedini di poco più di un anno non possono coprire.
Giulia ora in macchina non ci vuole salire ma sua mamma è costretta a mettercela quando va a prenderla perché la scuola è lontana da casa e poi deve andare anche a prendere il fratello, in un’altra scuola. Giulia non vuole salire neanche in bicicletta, ma la mamma è costretta a mettercela la mattina per accompagnarla, perché la scuola è troppo lontana da casa per andarci a piedi e poi deve andare a lavorare.
Giulia vorrebbe camminare; e ogni mattina e ogni pomeriggio sua madre deve costringerla a sedersi e allacciare le cinture, deve farla piangere chiedendole scusa, provando a dirle che non è colpa sua, che anche lei vorrebbe che camminasse… Sarebbe bello spiegarle che i genitori avevano fatto tutt’altri progetti per loro, che avevano traslocato apposta per facilitarsi la vita e avere la scuola accanto.
Ma lei è piccolina, ha poco più di un anno, non può capire tutto questo. La frustrazione e la rabbia di dover fare qualcosa che non vorrebbe invece le comprende benissimo! E i genitori non possono neanche dirle che presto torneranno alla loro routine perché Giulia quell’isola felice vicino casa non l’ha conosciuta e non la conoscerà mai. Carlo invece, lui, aveva avuto la fortuna di conoscerla, per un anno.
Era stato difficile all’inizio abituarsi alla scuola dell’infanzia, ha pianto tanto, era preoccupato e intimorito. Una delle maestre che avevano messo l’anima in quella scuola, Giada (nome di fantasia), lo ha preso per mano e lo ha accolto. E piano piano, anche grazie a lei, Carlo si era ambientato e aveva cominciato anche lui ad amare quel luogo così speciale.
L’anno dopo però è cambiato tutto, la scuola è stata spostata e la maestra Giada non ci sarebbe più stata. I genitori hanno deciso di permettere a Carlo seguire la maestra, era l’unico modo per dargli un po’ di serenità e continuità. Questa scelta i genitori di Carlo e Giulia la stanno pagando cara in termini di organizzazione, i due figli sono in due scuole diverse e lontane fra loro, fratello e sorella durante la giornata si cercano ma non si trovano e i genitori fanno i salti mortali per dare ai loro figli una parvenza di normalità. Carlo nella nuova scuola è ancora oggi disorientato.
Le abitudini, le routine, le persone, le attività, i muri, il giardino… Nulla di ciò a cui si era faticosamente abituato è rimasto uguale. Tutto questo perché? Quella scuola bellissima che bisognava sgomberare con immediata urgenza per permettere alla ditta di cominciare i lavori è attualmente in stato di completo abbandono, il giardino ricoperto di foglie caduche e una desolazione impressionante. Le famiglie sono state completamente abbandonate ai loro destini, ognuno ha dovuto rimboccarsi le maniche e trovare una soluzione.
Nessuno, ripeto nessuno, si è preoccupato di aiutarle. In un paese civile questo non sarebbe successo, una tale negligenza e noncuranza sarebbero bastate a costringere i politici responsabili di tutto ciò alle dimissioni, o quantomeno a porgere pubbliche scuse a discapito della tanto cara popolarità. Invece tutto scorre come se nulla fosse successo, i politici continuano a ricoprire le stesse cariche e gli unici che dimostrano resilienza sono i genitori e i bambini, costretti ad affrontare un disagio immenso.
I nostri figli sono piccoli adesso, noi avremmo avuto bisogno adesso di una scuola vicino casa, non tra due, tre o quattro anni. Ci avete arrecato un danno irreparabile e ve ne siete lavati le mani. È ora che almeno questa cosa si sappia, noi non l’abbiamo dimenticata e non ci siamo abituati a questo disagio, non ci abitueremo mai e non si abitueranno i bambini. Non impareranno da noi a subire senza reagire, ad adattarsi ai soprusi e ad accettare lo stato dei fatti solo perché non c’è nient’altro da fare.
Chiediamo risposte sul perché Villa Stalder è abbandonata, avevamo chiesto di prendere tempo fino a Natale per trovare una struttura più vicina, ci è stato risposto che i lavori sarebbero iniziati a settembre. Non era vero… Avete trovato la soluzione più comoda ed economica per voi, una struttura già adibita a scuola, senza preoccuparvi di quei maledetti due chilometri e mezzo! Vi abbiamo proposto diverse alternative, c’erano dei lavori da fare, dei soldi da spendere. Non le avete nemmeno prese in considerazione e siete andati avanti per la vostra strada, tanto non è la vostra quotidianità a essere stata stravolta.
Chiediamo risposte sul perché ci avete detto che c’erano i fondi per fare dei lavori, perché ci avete promesso una navetta, perché ci avete promesso di venirci incontro economicamente, perché ci avete riempito di bugie e poi ci avete abbandonato. Ormai non ci degnate più neanche di una risposta via mail. Carlo e Giulia potrebbero essere i figli o i nipoti di chiunque di voi, la famiglia in difficoltà potrebbe essere la vostra.