Selezione all'ingresso: i bianchi entrano, i neri no
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera, firmata da tre ragazze.
Inizio settembre, ancora è caldo e abbiamo voglia di trascorrere una serata all'aria aperta. Si gira qualche bar e si finisce a ballare verso l'una e mezza in un noto locale sul mare nel centro città. Il panorama è meraviglioso, c'è un bel venticello, la selezione della musica è soddisfacente, tante persone ballano e si divertono; insomma tutto procede per il verso giusto.
Verso le due e mezza decidiamo di andare a casa e uscendo dal locale incontriamo un nostro amico. Il nostro amico è nigeriano. Come noi questa sera è in compagnia di alcuni amici (anch'essi stranieri) e, come noi, ha voglia di passare una serata ballando.
Iniziamo a chiacchierare con loro e ci raccontano che, nonostante sostino da parecchio tempo davanti al locale, viene negata loro la possibilità di entrare. Chiediamo spiegazioni ai buttafuori che inizialmente ci dicono di non essere obbligati a fornirci alcuna motivazione.
Ma noi vogliamo sapere perché in quel locale quei ragazzi non possono entrare; ci viene detto che “ci sono troppi uomini rispetto alle donne". Divieto d'entrata per i maschi, queste le disposizioni date dal gestore, sembrerebbe. Peccato che i ragazzi bianchi, dall'aspetto occidentale, entrino senza problemi.
Iniziamo a insospettirci e insistiamo per avere dei chiarimenti: i ragazzi sono maggiorenni, in regola con i permessi, nessuno di loro è ubriaco o si comporta in maniera arrogante o sospettosa. Hanno solo desiderio di ballare e passare una serata tra amici. Nulla più.
Ad un certo punto a due di loro viene permesso di entrare e uno dei buttafuori si rivolge a noi dicendoci "due che parlavano con voi li abbiamo fatti entrare, non vi va bene?!". La situazione è palesemente indegna, umiliante.
Veniamo invitati ad allontanarci tutti, mentre, in maniera neanche troppo incalzante, proviamo ad insistere per consentire a dei ventenni di entrare in un locale in cui l'accesso, quella sera, non è a pagamento.
Un po' arresi, restiamo a chiacchierare, cantare, ridere davanti al locale, perché ciò che conta è stare bene e non farsi soccombere da motivazioni irragionevoli. I buttafuori aumentano di numero e ci guardano torvo. Provano a respingere qualche ragazzo bianco che vuole entrare, ma poi riprendono a consentire gli accessi a tutti. A tutti tranne che a qualche persona visibilmente ubriaca. E a noi.
Ad ognuno le sue valutazioni. Noi abbiamo concluso la serata sorridendo e con qualche conoscenza in più. Non vogliamo ci turbi la miseria di alcuni nostri connazionali perché siamo giovani donne che ogni giorno cercano di fare qualcosa perché la nostra società sia inclusiva e rispettosa dei diritti di tutti.
Oggi è caldo e splende un bel sole, ma i nostri concittadini devono sapere cosa succede. Devono conoscere le umiliazioni e le discriminazioni che chi cerca legittimamente pace subisce quotidianamente.
Crediamo che quanto abbiamo raccontato non debba accadere e ci preoccupa che possano passare sotto silenzio episodi simili, in questo, come in altri locali che prendono concessioni pubbliche per gestire attività commerciali redditizie arrivate in città come uno tsunami! Chiediamo attenzione da parte delle istituzioni. E il prossimo fine settimana andremo a ballare altrove.
Lettera firmata