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Ultradestra a Genova, la Regione chiamata a vigilare

Il dibattito sul convegno dell'estrema destra è arrivato in consiglio regionale: "No alla propaganda di idee e proposte politiche contrarie alla leggi della Repubblica italiana"

Continua a tenere banco la questione del convegno dell'estrema destra nazionalista e fascista nella città di Genova, evento si dovrebbe tenere sabato 11 febbraio in una location ancora sconosciuta.

Il tema è infatti arrivato in consiglio regionale e, martedì 7 febbraio, è stato approvato, con 15 astenuti (la maggioranza di centrodestra) e 13 favorevoli (la minoranza) l'ordine del giorno, firmato da Raffaella Paita e Valter Ferrando del Pd, Alice Salvatore (Movimento 5 Stelle) e Gianni Pastorino (Rete a Sinistra) che, in merito al "convegno internazionale a cui parteciperanno movimenti o partiti fascisti e nazionalisti europei" che dovrebbe tenersi a Genova l'11 febbraio, "esprime forte preoccupazione per la tutela dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica" e "dà mandato al presidente della Giunta regionale di esprimere nelle sedi istituzionali competenti contrarietà e preoccupazione rispetto allo svolgimento del convegno".

È stato inoltre approvato, con 15 voti favorevoli (maggioranza di centrodestra) e 13 astenuti (minoranza), l'ordine del giorno, che ha come firmatari Alessandro Piana (Lega Nord Liguria-Salvini), Matteo Rosso (FdI), Lilli Lauro (Giovanni Toti Liguria), Angelo Vaccarezza (FI) e Andrea Costa (Liguria Popolare), con il quale si invita la Giunta "ad attivarsi presso le autorità preposte per legge affinché vengano rigorosamente valutate le condizioni di legge e di ordine pubbliche affinché questa manifestazione possa tenersi; a vigilare affinché la manifestazione non diventi occasione per la propaganda di idee e proposte politiche contrarie alla leggi della Repubblica italiana"

Parziale passo indietro quindi per il presidente della Regione Giovanni Toti che, in un primo momento, aveva dichiarato: «Io credo che chi ha combattuto per far avere a Genova la medaglia d'oro per la Resistenza e quindi renderla una città libera e democratica l'abbia fatto anche perché si possano ospitare convegni per chi non la pensa come lui. Io resto dell'idea che anche quando le idee non sono condivise mi batto perché quelle idee possano essere espresse. Mi auguro che nessuno torni indietro su questo principio elementare di democrazia».

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