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Liguria Pride, Regione Liguria: «Evento troppo parziale per avere logo istituzionale»

Per gli assessori «la manifestazione nasce come giornata dell'orgoglio omosessuale, un evento che non rispecchia le priorità politiche di questa Giunta»

Nonostante le numerose polemiche di queste settimane, la Regione Liguria non fa marcia indietro e conferma la volontà di negare il patrocinio al Liguria Pride.

A seguito della riunione di giovedì 17 maggio in Commissione, dove sono state audite le associazioni alla presenza della vicepresidente Sonia Viale e dell’assessore alle Pari Opportunità Ilaria Cavo, l'istituzione ha confermato la propria scelta, assunta con delibera di Giunta, di negare il patrocinio: «Non si tratta di un atto discriminatorio - sono le considerazioni della giunta - e tanto meno nessuno vuole negare alle associazioni il diritto di manifestare. Semplicemente, ed è stato ribadito, chiunque potrà andare in piazza ma non con il logo di Regione Liguria che viene assegnato agli eventi in linea con le politiche della Giunta. La legge sui patrocini li assegna a manifestazioni che abbiano particolare rilevanza dal punto di vista culturale, scientifico e istituzionale: questo evento, a cui chiunque, anche della maggioranza, potrà singolarmente partecipare, non ha il carattere della istituzionalità».

E sulle proteste che infuriano, gli assessori aggiungono: «È dunque pretestuoso che le minoranze avanzino accuse di discriminazione. In nessun intervento odierno sono stati segnalati episodi o atti discriminatori di questa Giunta nella sua operatività e che anche la nota aggiuntiva pervenuta oggi non parla di richiesta di adeguamento o discriminazione in fatto di politiche sociali o familiari. Semplicemente la manifestazione nasce come giornata dell'orgoglio omosessuale, un evento appunto che non rispecchia le priorità politiche di questa Giunta ed è troppo parziale per avere un logo istituzionale».

Le reazioni

«Nella giornata internazionale contro l’omofobia e dopo lo sgarbo istituzionale fatto la scorsa settimana al mondo Lgbt ligure con l’assenza di rappresentanti dell’esecutivo regionale nella commissione capigruppo, la Giunta Toti oggi aveva l’opportunità di rimettersi in sintonia con questo importante tema che riguarda tutte le moderne democrazie - attacca il gruppo Pd in Regione Liguria -. Ma ovviamente l’ha sprecata. In Commissione abbiamo chiesto alla Giunta di motivare il diniego del patrocinio al Pride, convinti che la risposta scritta fatta pervenire al coordinamento nei giorni scorsi – e cioè che la manifestazione non era in linea con le politiche della famiglia dell’amministrazione regionale – non potesse stare in piedi sotto nessun profilo. Tale motivazione, infatti, oltre a violare il principio costituzionale di uguaglianza fra tutti i cittadini e una legge dello Stato, quella sulle unioni civili, che riconosce tutte le famiglie comprese quelle tra persone dello stesso sesso, rappresenta una posizione priva del minimo buon senso. Un Ente non può discriminare una parte dei propri cittadini e delle proprie famiglie».

«Una motivazione totalmente aleatoria, che proprio non sta in piedi – è l’accusa del capogruppo di Rete a Sinistra / LiberaMente Liguria Gianni Pastorino, intervenuto oggi in commissione -. È invece del tutto concreto che, con questa decisione, il centrodestra stia contravvenendo alla legge regionale 52/2009 “Norme contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere”. Secondo l’art.12 non solo Regione Liguria dovrebbe patrocinare manifestazioni come il Liguria Pride; le dovrebbe anche organizzare. Parliamo di politiche sulla famiglia: e allora ricordiamo alla giunta che per la legge italiana i figli di una coppia omosessuale hanno gli stessi diritti dei figli di una coppia eterosessuale. Quindi affermare che i temi del Liguria Pride non rientrino nel programma di governo significa ratificare una discriminazione in maniera netta».

«L’assessore Cavo si arrampica ancora una volta sugli specchi - attaccano Alice Salvatore e Gabriele Pisani, consiglieri regionali del M5S - non abbiamo ricevuto alcuna risposta nel merito ma solo un continuo tentativo di spostare l’attenzione altrove. Chissà, forse è una marcia indietro rispetto alla gravissima dichiarazione discriminatoria della settimana scorsa contro una parte di famiglie liguri. Non è comunque abbastanza. Siamo preoccupati non tanto per il diniego del patrocinio quanto per le assurde motivazioni secondo cui le istanze LGBT non rientrano nelle politiche sociali e per la famiglia della Regione. Frasi che rappresentano un’esplicita discriminazione e che, pronunciate da chi riveste incarichi pubblici di questa importanza, rischiano di favorire derive di bullismo e violenza, fenomeno drammaticamente in crescita in questi anni in Liguria».

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