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Consiglio per Immigrazione in Prefettura, Viale: «Invitati solo islamici»

La vicepresidente e assessore alla Sicurezza e alla Salute della Regione punta il dito contro la decisione del prefetto di convocare al tavolo solo un rappresentante dell’Associazione Centro Islamico

«Trovo grave che le associazioni degli stranieri extracomunitari siano rappresentate esclusivamente da un rappresentante dell’Associazione Centro Islamico (Coreis)»: questo il commento della vicepresidente della Regione Liguria, Sonia Viale, a margine del primo Consiglio Territoriale per l’Immigrazione della Città Metropolitana di Genova che si è tenuto mercoledì pomeriggio in Prefettura.

Viale, assessore leghista alla Sanità e alla Sicurezza, ha puntato il dito contro l’assenza dei rappresentanti delle diverse associazioni che riuniscono gli stranieri a Genova, sottolineando che «si confonde l’appartenenza a una comunità religiosa con la provenienza da un’area geografica».

Al Consiglio hanno partecipato, oltre all’assessore Viale, anche rappresentanti del Comune di Genova, dell’Università, della Questura, dell’Ufficio scolastico regionale, dell’Ispettorato territoriale del lavoro, della Camera di Commercio, delle Asl 3 e 4 e di Anci Liguria. Un primo incontro che all’ordine del giorno aveva due punti principali: la discussione del Piano nazionale di integrazione dei titolari di protezione internazionale, approvato dal Tavolo di Coordinamento Nazionale istituito presso il Ministero dell’Interno, e l’esame del “Patto nazionale per un Islam italiano”, siglato dal Ministro dell’Interno e dal Consiglio per le relazioni con l’islam italiano per «l’espressione di una comunità aperta, integrata ed aderente ai valori e principi dell’ordinamento statale».

Ed è proprio per discutere del secondo punto che al Consiglio ha partecipato un rappresentante del Coreis, una decisione che all’assessore Viale non è andata giù: «Vengono così esclusi dalla rappresentanza del Consiglio tutte le associazioni che riuniscono i tanti stranieri extracomunitari non di fede islamica e presenti sul territorio», ha fatto sapere in una nota, ricordando che Genova, la comunità straniera più numerosa è quella ecuadoriana (oltre 16mila persone residenti, che rappresentano il 22,6% dell’intera presenza straniera), seguita dalle comunità albanese, romena, marocchina, cinese, peruviana, ucraina, senegalese, nigeriana, del Bangladesh, cingalese, oltre a quelle indiana, tunisina e filippina.

«Tutte persone che, se non sono di fede islamica, non avranno alcuna voce», ha sottolineato Viale, aggiungendo che «il Consiglio Territoriale ha il compito di analizzare le esigenze e di promuovere interventi da attuare a livello provinciale in favore degli immigrati extracomunitari: mi domando come faccia ad “analizzare le esigenze” e “promuovere interventi” in favore di quelle comunità di cittadini extracomunitari che sono presenti sul territorio dell’area metropolitana ma non sono di fede islamica». 

«Nel Patto Nazionale per un Islam Italiano, siglato dal ministro dell’Interno Minniti, sul quale esprimo molte riserve di tipo politico, è prevista la costituzione di “tavoli interreligiosi” all’interno dei Consigli Territoriali per l’Immigrazione delle Prefetture - ha concluso la vicepresidente della Regione - nulla escludeva la possibilità di costituire un tavolo ad hoc in cui però fossero rappresentate anche le altre fedi religiose. Auspico che su questa impostazione ci sia un dietrofront da parte della Prefettura per evitare occasioni di conflitto tra le comunità di stranieri presenti sul nostro territorio, tenendo presente i compiti e i ruoli che il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione è chiamato a svolgere».

La Prefettura, dal canto suo, ha sottolineato la finalità già espressa del primo Consiglio - e cioè illustrare, appunto, il Patto Nazionale per un Islam italiano - spiegando che il documento «intende coniugare legalità e libertà religiosa, promuovendo il rispetto delle norme sia per ciò che concerne l’organizzazione e gli assetti delle associazioni islamiche sia per ciò che concerne i luoghi di culto», aggiungendo che sarà anche costituito un Tavolo interreligioso con le associazioni firmatarie del patto cui in futuro potranno partecipare anche le altre associazioni di fede musulmana. 

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