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Acqua a Fegino: Tursi si difende, ma piovono critiche

Il vice sindaco Stefano Bernini ha spiegato che «è terminato il lavoro di posa delle tubature. 28 quote su 32 possono avere l'acqua immediatamente, le rimanenti 4 potranno averla quando verrà posizionata, da parte di Enel, la pompa di sollevamento»

Ieri in consiglio comunale la conferenza capigruppo ha deciso di discutere un articolo 55 sulla situazione dell'acqua a Fegino.

Il primo a intervenire sull'argomento è stato il vice sindaco Stefano Bernini: «è terminato il lavoro di posa delle tubature, che consente, ai cittadini che erano allacciati all'acquedotto della costiera, di ottenere l'acqua dall'acquedotto pubblico di Mediterranea delle Acque. In particolare, 28 quote su 32 possono avere l'acqua immediatamente, le rimanenti 4 potranno averla quando verrà posizionata, da parte di Enel, la pompa di sollevamento per ovviare ai problemi di dislivelli. Resta aperto il problema legato alla tracimazione delle acque, ho chiesto al rappresentante dell'acquedotto di fornirmi il dettaglio delle categorie di consumo per determinare in maniera più corretta il prezzo. Ho proposto di applicare per sei mesi il 50% della tariffa dell'abitativo. I cittadini non accettano tutto ciò; ma esiste la possibilità di allacciarsi e, tra l'altro, di avere l’acqua scontata».

Di seguito gli interventi dei consiglieri:
Putti (M5S): «l'acqua è un diritto di base per tutti gli esseri umani. Nella costiera di Fegino, non abbiamo dato prova di democrazia. Abbiamo detto: 'nel caso si perda la falda acquifera del vostro acquedotto il Comune vi sarà vicino' e così non è stato. Poi abbiamo detto che non avrebbero dovuto pagare l'acqua e, infine, abbiamo assicurato che l'acqua sarebbe arrivata il giorno dopo. Anche questo non si è verificato».

Pastorino (Fds): «in commissione si era deciso che, dato che Rfi aveva commissionato un acquedotto sostitutivo di quello privato della costiera, avrebbe dovuto posizionare a sue spese un contatore sul tubo di collegamento e dare l'acqua ai cittadini». 

Lauro (Pdl): «immedesimiamoci nella situazione delle famiglie, da lungo tempo senza acqua. Fino al 2019 queste persone hanno la concessione già pagata e ora, dato che i tubi sono stati rotti, devono allacciarsi, pagando, a Mediterranea della Acque. Questa è giustizia sociale?».

Piana (Lega Nord): «è una situazione inaccettabile per la nostra città: dobbiamo garantire sicurezza e condizioni di salute dignitose. Manca il coraggio, non è accettabile ascoltare più volte discorsi inutili. Ridiamo l'acqua ai cittadini e poi rivaliamoci su chi ha causato questa grossa perdita». 

Bruno (Fds): «condivido gli interventi precedenti, in passato queste cose non succedevano. Un'amministrazione importante come Genova deve fare in modo che queste opere vengano pagate da chi ha causato il problema. Occorre trovare una forma che obblighi chi esegue opere e impoverisce falde acquifere a farsi carico del problema creato. Il Comune deve garantire l'acqua e poi rivalersi su chi ha causato il danno».

Farello (Pd): «al di là delle considerazioni dei colleghi, qui è stata descritta una macchina organizzativa che non sa anteporre la risoluzione del problema, in tempi ragionevoli, alla spartizione delle responsabilità, che deve essere successiva».

Comparini (Lista Doria): «concordo con quanto è stato detto. Mi metto nei panni dei cittadini e penso che occorra fare attenzione alle procedure che tutelano i cittadini, altrimenti tutto diventa solo politica».

In conclusione, il vice sindaco Bernini ha ricordato di essere venuto a conoscenza della questione il 10 agosto, e di aver convocato i rappresentanti del consorzio con Mediterranea delle Acque e delle Ferrovie. Inoltre, una concessione per lo sfruttamento di una sorgente è valido fintanto che la sorgente è attiva, mentre decade quando la falda non produce più acqua. Ciò è accaduto a causa di lavori realizzati da Rfi che, di conseguenza, ha cercato di ovviare con un allaccio all'acquedotto pubblico. Ora l'acqua c'è, il problema sono le tariffe.

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