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Decreto Sicurezza, si infiamma anche in Liguria il dibattito sull'immigrazione

I sindaci del Pd appoggiano Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo, che ha annunciato di non voler applicare le norme disposte da Salvini. Toti invita a «non strumentalizzare il dibattito»

Anche in Liguria si dibatte sul decreto sicurezza del ministro dell’Interno e vice premier Matteo Salvini: da un lato i sindaci che manifestano l’intenzione di “applicate le leggi dello Stato”, dall’altra quelli che appoggiano la decisione del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che ha annunciato di voler sospensore l’applicazione del decreto per quanto riguarda i richiedenti asilo.

Il sindaco siciliano di centro sinistra ha ovviamente riscosso l’approvazione di molti colleghi dello stesso partito, che non hanno però preso posizione in maniera netta come Orlando. I sindaci Paolo Pezzana (Sori), Valentina Ghio (Sestri Levante), Mauro Cavelli (Cogoleto) e Luigi Gambino (Arenzano) hanno infatti manifestato il proprio disaccordo con il decreto sull’immigrazione, senza però dichiarare esplicitamente di non volerlo applicare in quanto «legge dello Stato».

Anche Carlo Bagnasco, sindaco di Rapallo, è intervenuto sull’argomento, appoggiando la legge e ricordando che «fare il Sindaco non è certo una pacchia, è molto difficile, di grande impegno, di grande responsabilità ed equilibrio. Non posso non sollevare forti perplessità per l'atteggiamento di alcuni colleghi, mi sembra superfluo ricordare che il primo dovere di ogni “primo cittadino”, dalle grandi città ai piccoli Comuni, è quello di far rispettare ed applicare le leggi dello Stato».

Tra le altre voci liguri che puntano il dito contro i “disertori” della legge ci sono poi il governatore ligure Giovanni Toti, che ha inviato a essere «intellettualmente onesti: se nella Finanziaria molto si è sbagliato, le norme sulla sicurezza e l’immigrazione mettono un po’ d’ordine nella confusione che regnava sovrana. Il Decreto Sicurezza - prosegue Toti - contiene provvedimenti e sancisce regole che le più antiche democrazie hanno da sempre, dagli Stati Uniti all’Australia. Che certo non sono paesi illiberali e totalitari. Negli Stati Uniti si entra solo con il visto, se entri illegalmente vieni fermato, l’asilo politico viene riconosciuto dopo un attento esame delle autorità preposte. E i sindaci con la loro polizia hanno poteri di ordine pubblico molto superiori ai nostri».

L’invito ai sindaci è quello di non strumentalizzare il dibattito, e al governo di «rendere effettive norme che altrimenti, senza fondi adeguati e regolamenti, resteranno puri auspici. E i sindaci semmai chiedano ancora più poteri, come i loro colleghi anglosassoni, per garantire i propri cittadini. Così come le Regioni devono chiedere e ottenere maggiore autonomia».

Decreto sicurezza, cosa dice sull'immigrazione e cosa contestano i sindaci

I sindaci "dissidenti" - all'elenco nelle ultime ore si sono aggiunti anche Dario Nardella, sindaco di Firenze, e Luigi De Magistris, sindaco di Napoli - contestano in particolare l'articolo 13 del decreto sicurezza (firmato, e dunque convertito in legge, dal presidente Mattarella) che stabilisce che il permesso di soggiorno rilasciato al richiedente asilo non è più sufficiente per iscriversi all'anagrafe e ottenere la residenza, anche se è ancora considerato un documento di riconoscimento.

I Comuni non possono sunque più rilasciare la carta d'identità o erogare servizi come l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale o ai centri per l'impiego soltanto con il permesso di soggiorno: l'assistenza sanitaria viene derogata al servizio medico e infermieristico che sarà offerto nel centri di accoglienza e al pronto soccorso (con un aumento degli accessi e quindi dei costi). 

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