Il "Don Pasquale" di Donizetti al Carlo Felice è ambientato nella Roma degli anni '60
Il vecchio avaro e libidinoso, la servetta furba, il giovane innamorato e il factotum intrigante. Nel Don Pasquale di Donizetti - in scena al Carlo Felice dall'8 al 14 marzo 2019 - ci sono tutte le maschere tipiche del teatro comico. E il suo eterno motore: il denaro, attorno a cui ruota l’intero l’intrigo. Ma la novità dell’opera è che i personaggi non sono solo marionette manovrate dal compositore-burattinaio: sono persone dai tratti riconoscibili, individui caratterizzati dai propri comportamenti. Don Pasquale è uno di quei titoli del teatro comico che hanno contribuito a trasformare maschere fisse e stereotipate in esseri umani vivi e contraddittori, dalla personalità non necessariamente nobile (anzi). Questa, probabilmente, la ragione del grande successo della partitura (che la leggenda vuole composta in appena undici giorni) fin dalla prima rappresentazione al Théâtre des Italiens, in anni (1843) in cui il pubblico prediligeva il genere serio.
Nell’allestimento della Scottish Opera che il Carlo Felice propone quest’anno, il team franco-canadese Renaud Doucet (regia) e André Barbe (scene) ha calato l’azione nella frenetica e coloratissima Roma degli anni ’60 ricca di gatti (finti), una trasposizione temporale (e sociale) che si presta alle gag, agli equivoci e al ritmo da sitcom che anima il Don Pasquale.