Il "Don Giovanni" di Molière diventa un eroe del nostro tempo alla Corte
Materialista, immorale, sensuale e sfrontato: il regista Valerio Binasco spoglia Don Giovanni del romanticismo e lo trasforma in un personaggio del nostro tempo. In scena al Teatro della Corte dal 22 al 27 gennaio.
Con questo allestimento del capolavoro di Molière Valerio Binasco si allontana dalla tradizione recente che ci ha abituati a un Don Giovanni emaciato, pre-esistenzialista, malinconico e cerebrale, in linea con le riletture novecentesche dell’opera.
«Ho deciso di lasciar perdere il Cavaliere spagnoleggiante della prima tradizione o la figura vampiresca e tardoromantica che fu cara agli intellettuali del secolo scorso. Per quanto mi riguarda si tratta solo di divagazioni lontane da quella cosa che io chiamo “vita” – per mancanza di terminologia più precisa – e che mi ostino a ricercare in teatro. Cosa cerco? Cerco proprio Lui, il protagonista di questa storia, come posso immaginare che sia stato prima che nascesse la sua leggenda e la sua letteratura. Lo cerco nella vita, più che nel testo». Con queste parole il regista introduce il suo percorso di attraversamento e ripensamento del Don Giovanni. «Se lo cerco nella realtà che mi sta intorno – continua Binasco – Don Giovanni è poco più di un autentico delinquente, non un borghese che si atteggia. È il risultato di desideri compulsivi e viziosi, che coltiva con il preciso scopo di stare bene con se stesso».
Ecco allora un personaggio gaudente, ironico, feroce, cui Gianluca Gobbi dà magistralmente esuberanza fisica e umorale. Accanto a lui il servo Sganarello, che l’ottimo Sergio Romano dipinge con tinte nevrotiche, allucinate, quasi beckettiane. Con un cast calibrato e giovane, il Don Giovanni dispiega una rinnovata vitalità, dai tratti cinicamente contemporanei.