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Cultura

Giacomo Montanari, curatore scientifico Rolli Days: «La Digital Week sarà un vero e proprio evento inedito»

«C'è ancora tanto da fare e abbiamo tanti strumenti per fare meglio, bisogna avere però dei capisaldi: per me sono la ricerca, la qualità, la narrazione e poi una dimensione fondamentale ovvero i giovani»

Partono sabato 16 maggio 2020 i Rolli Days in una nuova veste: a causa dell'emergenza Covid-19 le giornate dedicate alle bellezze artistiche di Genova si spostano sul web, per un'intera settimana. Ma, come svela il curatore scientifico Giacomo Montanari, professore a contratto presso l'Università degli Studi di Genova, non si tratterà semplicemente di "riversare" contenuti sul web: sarà un vero e proprio evento, in una forma del tutto inedita per la città.

La distanza tra persone non diventi distanza culturale

Così la Rolli Days Digital Week diventa il simbolo delle opportunità che possono nascere nei momenti di difficoltà: «Abbiamo cercato di velocizzare alcune dinamiche relative al digitale che erano già in progresso - spiega Montanari - ma le abbiamo massimizzate per rendere fruibili anche online questi palazzi patrimonio dell'umanità. Non potevamo pensare di annullare questo appuntamento ormai di livello internazionale: è un momento critico di distanza tra persone, ma non deve diventare una distanza culturale, anzi la cultura può anche fungere da strumento di collante».

La tecnologia aiuta a scoprire meraviglie nascoste

Dunque cosa vedremo? «Abbiamo lavorato con molta fatica in questo momento di lockdown facendo il meglio per proporre un evento in formato digitale - spiega il curatore scientifico, che giovedì ha partecipato a una tavola rotonda online su cultura ed Europa, riferita in particolare al parco storico di Villa Duchessa di Galliera a Voltri -. Non si tratta di "riversare" contenuti sul web, ma sarà un evento vero e proprio per il quale sono stati creati procedimenti inediti. Avremo 12 palazzi che apriranno le loro porte online con l'accompagnamento dei divulgatori, ragazzi under35, e poi ci saranno 4 luoghi in cui sarebbe stato comunque difficile entrare fisicamente poiché esistono problemi di accesso e di sicurezza: dunque il digitale è uno strumento complementare che in questo momento ci permette di andare oltre. La visita virtuale non è sostitutiva, ma è qualcosa che incoraggia le persone a voler conoscere di persona queste opere in futuro».

Da un'emergenza, insomma, possono emergrere anche opportunità? «Se non ci sono le crisi non ci sono gli sviluppi che servono anche per poi andare a cogliere le potenziali innovazioni che si possono utilizzare».

Il cammino per far conoscere le meraviglie artistiche di Genova è ancora lungo, una bella scommessa: «Da fare c'è sempre tanto, chi fa ricerca non ferma mai il suo cammino. La sfida interessante è proporre un incontro turistico, quindi di largo respiro, ma alzando sempre l'asticella della qualità. Abbiamo un bisogno estremo di ragionare in termini qualitativi».

E la qualità, nella Superba, c'è, basta valorizzarla: «Nei palazzi e nelle ville genovesi non abbiamo opere di "nicchia". Abbiamo pezzi straordinari, "capolavori", per usare un termine mainstream, su cui l'asticella della qualità va tenuta non a livello 1, ma 10. È quello che abbiamo provato a fare con i palazzi dei Rolli con tutte le difficoltà, ma in tutti questi anni i risultati si sono visti: in 10 anni abbiamo avuto 44 giorni di apertura complessiva per un milione e mezzo di persone che è passato fisicamente dentro i palazzi dei Rolli, forse questo non se lo sarebbe mai aspettato la squadra che, nel 2006, era andata a chiedere il riconoscimento Unesco».

I capisaldi: ricerca, qualità, narrazione e giovani

Affrontare il futuro è possibile con ottimismo e speranza, con alcuni principi: «C'è ancora tanto da fare e abbiamo tanti strumenti per fare ancora meglio, bisogna avere però dei capisaldi: per me sono la ricerca, perché senza contenuti di qualità non si va da nessuna parte, la qualità, il racconto e la narrazione di questi beni, e poi secondo me una dimensione fondamentale ovvero i giovani. La cultura è una cosa fatta dai giovani che hanno energie, forze e voglia di mettersi in gioco e in discussione. Pensiamo ai giovani professionisti, ai giovani dottori di ricerca, ai giovani docenti, agli studenti che ci possono offrire le migliori prospettive sul futuro».

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