La meraviglia e la complessità della Superba in "Genova per noi"
La celebre canzone scritta da Paolo Conte
«Con quella faccia un po' così, quell'espressione un po' così, che abbiamo noi prima di andare a Genova». Chi non conosce queste celebri strofe che aprono la canzone "Genova per noi" di Paolo Conte?
La canzone è scritta da Conte, pubblicata per la prima volta da Bruno Lauzi nel 1975, ed è diventata famosissima nella versione cantata poi dallo stesso autore.
Ma qual è il significato di questa canzone? Naturalmente il soggetto principale è Genova, la Superba vista dagli occhi del piemontese che viene dalla campagna, un visitatore occasionale che sogna il sole e una vacanza al mare. Conte secondo la critica è riuscito a sintetizzare il senso di meraviglia che prova il provinciale a visitare una città ricca di complessità.
Conte sente che Genova, in fondo in fondo, è anche un po' sua, e che le affinità caratteriali con i genovesi ci sono: «Eppur parenti siamo un po' di quella gente che c'è lì, che in fondo in fondo è come noi, selvatica».
Nella canzone l'autroe ripensa alla vita di campagna, con la pioggia che bagna gli abitanti, i gamberoni rossi che sono solo un sogno e il sole è un lampo giallo e, anzi, arriva in piazza rare volte. Il resto è pioggia. Triste? No, basta saper trovare la poesia anche in queste occasioni: «Lasciaci tornare ai nostri temporali, Genova ha i giorni tutti uguali» dice il "mugugnone" (in questo simile ai genovesi) che tutto sommato ama anche la sua campagna.
Insomma, Genova rimane un sogno. Anzi, «un'idea come un'altra».