"Così fan tutte", l'opera giocosa di Mozart al Carlo Felice
Venerdì 17 febbraio, alle ore 20.30, con repliche fino al 22 febbraio 2017, al Teatro Carlo Felice, dopo l’ultima rappresentazione del 12 novembre 2005, va in scena “Così fan tutte”, dramma giocoso in due atti di Wolfgang Amadeus Mozart, su libretto di Lorenzo Da Ponte, diretta dall’abile bacchetta di Jonathan Webb, recentemente applaudito nel concerto della memoria del 27 gennaio.
Video: le prove di "Così fan tutte" al Carlo Felice
“Quintessenza dell’opera buffa”. Così Massimo Mila ha definito Così fan tutte, terzo titolo – e terzo capolavoro – della trilogia italiana di Mozart e Da Ponte. Ed in effetti nel libretto ci sono tutti gli ingredienti dell’opera comica di tradizione nostrana: i sentimenti nobili, ma ingenui, dei personaggi altolocati, la saggezza pratica dei servi, il cinismo dei filosofi, gli equivoci e i travestimenti. E la morale conclusiva, riassunta nel titolo ormai proverbiale, tipica della visione razionale del mondo di stampo illuminista: non c’è da illudersi, la fedeltà, in amore, è una promessa verbale puntualmente smentita dai comportamenti. Ma a ben guardare il senso di questa storia, che la musica di Mozart ci racconta in modo spiritoso quanto amaro, frivolo quanto profondo, disilluso quanto accorato e inquieto, è ancora più sottile. E non necessariamente negativo. Alla fine, Ferrando e Guglielmo sposeranno, rispettivamente, Dorabella e Fiordiligi, come doveva essere fin dall’inizio. Ma lo faranno dopo aver sperimentato la forza della tentazione a tradire, grazie alle astute macchinazioni del burattinaio Don Alfonso e della sua complice Despina. E la presa d’atto che l’amore non è eterno per definizione, ma può esserlo solo attraverso un impegno faticoso e quotidiano dei due amanti, è un bene o un male per le due coppie che, dopo tante peripezie e giochi incrociati, si ritrovano all’altare nella combinazione giusta, quella prevista all’aprirsi del sipario? Come sempre Mozart e Da Ponte non danno risposte, si limitano a fare domande, domande di cruciale importanza e ancora attuali. Ma coloro che oggi esercitano lo stesso mestiere del cinico Don Alfonso, i filosofi (e gli psicologi e i sociologi), dicono di sì: questa consapevolezza è un bene.
Il Carlo Felice presenta Così fan tutte nell’allestimento della Fondazione Teatro Regio di Torino che, nella stagione 2002/3, segnò il debutto di Ettore Scola nella regia lirica (lo spettacolo è stato poi riproposto nel 2012 con modifiche). Una produzione lodata per il garbo, l’eleganza, l’ironia, la fedeltà al testo. Un omaggio doveroso al grande regista, scomparso il 19 gennaio 2016, appena un mese dopo essere salito sul palcoscenico del Carlo Felice a raccogliere gli applausi per la sua regia di Bohème.
Nel cast spiccano i nomi di Ekaterina Bakanova, Sara Rossini nel ruolo di (Fiordiligi), Raffaella Lupinacci e Chiara Tirotta (Dorabella), Michele Patti e Paolo Ingrasciotta (Guglielmo), Blagoj Nacoski e Giovanni Sebastiano Sala (Ferrando), Barbara Bargnesi e Céline Mellon (Despina), Daniele Antonangeli e Rocco Cavalluzzi (Don Alfonso).
I Protagonisti del 2° cast sono i migliori Solisti dell’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici del Teatro alla Scala. Fondata da Riccardo Muti nel 1997 sotto la direzione artistica di Leyla Gencer, l’Accademia di perfezionamento per cantanti lirici raccoglie l'eredità della scuola dei "Cadetti della Scala", voluta da Arturo Toscanini nel 1950 per garantire la trasmissione della tradizione lirica italiana. Oggi gli allievi, provenienti da ogni parte del mondo, sono una ventina e allo studio quotidiano affiancano numerose partecipazioni a produzioni operistiche e un’intensa attività concertistica, in Italia e all’estero, non solo per approfondire il repertorio musicale e migliorare la tecnica, ma anche per affinare le proprie doti interpretative. Per poter frequentare l’Accademia, gli allievi ricevono borse di studio mensili, erogate grazie al contributo di istituzioni come il Ministero per gli Affari Esteri (per gli studenti stranieri) o Fondazioni come Milano per la Scala, Fondazione Bracco e Fondazione TIM, oltre a mecenati come Liliana Gallo Montarsolo.