“Un 8 marzo sconfinando”: Marco Cambri trio, un concerto “prezioso” in dialetto genovese
Questa è l' 8 marzo "differente" dai toni caldi e intimi con drink a tema e tutte le suggestioni del Count Basie jazz club per una serata speciale.
Marco Cambri - Voce
Marco Cravero - Chitarra
Filippo Gambetta - Organetto, Bandolim
SCONFINANDO: dalla musica tradizionale alla contemporaneità. Al Count Basie Jazz Club un ciclo di concerti acustici per trasfigurare i linguaggi musicali tradizionali.
Marco Cambri canta in dialetto genovese e le sue canzoni, a metà fra realtà e favola, evocano un mondo sospeso fra la terra e il mare, fra il profumo dell'erba tagliata e quello del sale. Ogni canzone è una storia, come quando ci s'incammina nel silenzio di un bosco «incantou da-a galaverna» (incantato dalla galaverna), oppure si percorre il bosco all'alba, «che no gh'ea ancon o sô a sciugaghe a rozâ sotta i pê» (quando non c'era ancora il sole ad asciugargli la rugiada sotto ai piedi). Ritratti di luoghi, persone, ambienti, da cui però Marco Cambri distilla il tratto "poetico", distintivo. Strofe piene di una travolgente magia, quella dei sentimenti, per scolpire gli uomini, le donne e gli ambienti del mondo contadino, liberando ricordi e immagini sospesi tra spazio e tempo, modulate sui ritmi e la musicalità del vernacolo. Le canzoni non hanno nulla di elegiaco o d'idillico, il dialetto è un dialetto reale e carnale. Dopo il geniale "Creuza de ma" di De André la strada del dialetto è stata percorsa in tutta Italia sia in chiave lirica ed esistenziale da nuovi cantautori, sia in chiave identitaria da gruppi, band, posse, anche su ritmi reggae e hip hop. L'itinerario di Cambri è autonomo rispetto a questi filoni, non c'è né contrapposizione alla cultura in lingua né sterile nostalgia o sogno di un passato lontano nel tempo e nello spazio e il suo dialetto non risponde a una moda: è, semplicemente, la voce degli ultimi, dei dimenticati, di chi non appare.