Cesare Basile: "U fujutu su nesci chi fa?" al Bloser
Cesare Basile torna in solo al Teatro Bloser per presentare il suo nuovo disco: "U fujitsu su nesci chi fa?", giovedì 20 aprile 2017 alle 22.
Un mantra mediterraneo, in lingua siciliana, fatto di blues e di musica africana, di brani ipnotici spesso basati su uno solo accordo, di polifonie vocali e di controcanti femminili, di ossessive poliritmie percussive.
A quasi due anni di distanza dal precedente "Tu prenditi l'amore che vuoi e non chiederlo più", che è valso una seconda Targa Tenco per il miglior disco dialettale del 2015, ecco tornare Cesare Basile con un nuovo album di storie e canzoni.
È un canto dell'anima buia e profonda quello di Cesare Basile. Ancora una volta l’autore dà forma e sostanza a un pugno di canzoni che si materializzato immediatamente in altrettanti pugni nello stomaco di chi ascolta. Ancora una volta la scelta ricade sul dialetto siciliano, che si fa lingua e suono, oscuro e vivo, arcaico e contemporaneo al tempo stesso.
È il suono del disco a marcare un fluire musicale totalmente inedito: è un mantra mediterraneo fatto di blues e di musica africana, di brani ipnotici spesso basati su uno solo accordo, di polifonie vocali e di controcanti femminili, di ossessive poliritmie percussive.
L'album esprime voglia di raccontare e di essere raccontato: come se le canzoni fossero preesistenti al momento in cui Cesare Basile è stato da loro trovato, nella sua veste di cantore dei "crocicchi" dell'anima scura e delle storie disperate in perenne ricerca del loro racconto. Sono storie che parlano della volgarità del potere politico-economico che ci vorrebbe tutti schiavi e silenti a condurre una vita sana e regolare, senza responsabilità nelle scelte e con un mare di stronzate da consumare.
La vera vita da desiderare. Quella per cui addirittura dovremmo ringraziare. Il punto di vista umanista è in linea di continuità con il pensiero di Cesare Basile: si tratta di storie e di canzoni che raramente trovano chi le canti, e che narrano, da una diversa visuale, della proiezione amara che tutti noi siamo oggi costretti a subire nelle lacrime e nel sangue degli oppressi e dei vinti, sopraffatti dalla brutalità del potere costituito che sempre più spesso e palesemente opera In barba alla vita umana e al suo sacro utilizzo, che viene così stravolta e calpestata, barbaramente umiliata, triturata e sputata fuori alla fine della catena di montaggio del dolore e del castigo.Che ben paga i potenti.