"Caro George" al Teatro della Tosse
«Nell'Ottobre del 1971, a Parigi, una retrospettiva consacra Francis Bacon come uno dei più grandi pittori del suo tempo. Alla vigilia dell a mostra, George Dyer, amante e modello dell'artista irlandese, si suicida nella stanza d'albergo che ospitava entrambi. Davanti ai dipinti che raffigurano George, Bacon rivive la relazione con il compagno, in un momento in cui trionfo artistico e fallimento esistenziale si confondono, diventando anch'essi, inevitabilmente, materia del dipingere».
Così Federico Bellini sintetizza il suo lavoro drammaturgico affidato alla regia di Latella e all’applauditissima interpretazione di Giovanni Franzoni.
«Qui la cosa forte è la potenza del canto - dice il regista Antonio Latella - un canto-testamento che ricorda il film Un chant d’amour di Jean Genet. C’è un rapporto diretto con la morte, sembra di stare davanti a una roulette russa, non sai se e quando il proiettile verrà sparato […] In Caro George c’è il gusto del monologo santo e assassino, col protagonista che si scinde in due ruoli, e prima è Francis Bacon e poi s’identifica con la figura del suo amante».