"Aggiungi un posto a tavola", il celebre musical degli anni '70 al Carlo Felice
Per quattro giorni, dal 7 al 10 novembre, la colomba si leverà in volo dal fondo della platea del Teatro Carlo Felice e planerà sulla tavola imbandita al centro del palcoscenico. Come fa da oltre quarant’anni, senza mai sbagliare rotta, in tutto il mondo: Inghilterra, Austria, Cecoslovacchia, Portogallo, Spagna, Russia, Ungheria, Messico, Argentina, Cile, Brasile, Venezuela, Finlandia. Un messaggio di speranza e rigenerazione, che chiude una vicenda divertente, ma anche ricca di risvolti seri, persino “apocalittici”, nata non a caso in anni, i ’70, in cui l’Italia aveva bisogno di uscire dall’incubo degli anni di piombo e guardare avanti. È il celebre finale, liberatorio e pieno di fiducia nel futuro, di Aggiungi un posto a tavola, l’irresistibile commedia musicale di Garinei e Giovannini, con le musiche evergreen di Armando Trovajoli, che giovedì 7 novembre alle ore 20 va in scena al Teatro Carlo Felice. È la prima tappa del terzo anno di un tour che ha già girato tutta l’Italia, con il consueto, intramontabile successo (150 repliche). Un inizio impreziosito dalla presenza, per la prima volta nella storia di “Aggiungi”, di un’orchestra lirico-sinfonica e un coro che abitualmente canta l’opera: l’Orchestra e il Coro del Teatro Carlo Felice (preparato da Francesco Aliberti) diretti da Maurizio Abeni, l’ultimo assistente di Trovajoli.
Il protagonista è Gianluca Guidi, che interpreta il ruolo di Don Silvestro, tenuto a battesimo dal padre, Johnny Dorelli, nella prima, leggendaria edizione del 1974 al Sistina di Roma. Guidi riprende anche la regia originale di Garinei e Giovannini. Ed è circondato da un cast perfetto nei rispettivi ruoli: Marco Simeoli, nella parte del Sindaco Crispino, il giovane e brillante Piero Di Blasio, in quella di Toto, l’incontenibile Camilla Nigro nella parte di Clementina, la figlia del Sindaco innamorata di Don Silvestro, e Francesca Nunzi in quella della moglie di Crispino, Ortensia. Grande novità di questa edizione è la partecipazione straordinaria di Lorenza Mario nella parte di Consolazione, la donna di facili costumi che porta scompiglio nel paese. E davvero eccezionale è la presenza di Enzo Garinei (fratello di Pietro), grande caratterista del cinema, del teatro e della televisione italiani, doppiatore dal timbro vocale inconfondibile, che, a 93 anni, dà voce alla “Voce di Lassù”.
Notevole anche il cast creativo, composto dal mitico coreografo Gino Landi, assistito da Cristina Arrò; dallo scenografo Gabriele Moreschi, che ha adattato il progetto originale di Giulio Coltellacci della celebre e ingegnosa scenografia, con il doppio girevole e la grande arca; dalla costumista Francesca Grossi che ha adattato i disegni originali dei raffinati costumi, sempre di Coltellacci. Il disegno luci è di Umile Vainieri; il disegno fonico è di Emanuele Carlucci; la realizzazione dei contributi video è di Claudio Cianfoni. La scena è stata realizzata dalla scenotecnica di Mario Amodio, che fu il costruttore nella prima edizione e da Antonio Dari per la parte meccanica; i costumi sono firmati dalla Sartoria Brancaccio. Lo spettacolo è prodotto da Alessandro Longobardi per Officine del Teatro Italiano in collaborazione con Viola Produzioni.
Repliche
Venerdì 8 novembre (15:00 G – 20:00 B)
Sabato 9 novembre (15:00 F – 20:00 L)
Domenica 10 novembre (15:00 C)
La trama
La storia, liberamente ispirata a "After me the deluge" di David Forrest, narra le avventure di Don Silvestro, parroco di un paesino di montagna, che un giorno riceve una telefonata inaspettata: Dio in persona lo incarica di costruire una nuova arca per affrontare l’imminente secondo diluvio universale. Don Silvestro, aiutato dai compaesani, riesce nella sua impresa, nonostante l’avido sindaco Crispino che tenterà di ostacolarlo in ogni modo e l’arrivo di Consolazione, donna di facili costumi, che metterà a dura prova gli uomini del paese.
Finita l’arca, al momento dell’imbarco, interviene un cardinale inviato da Roma che convince la gente del paese a non seguire Don Silvestro che a suo dire disonora l’abito che porta. Comincia il diluvio, sull’arca si ritrovano solo Don Silvestro e Clementina, la giovane figlia del sindaco perdutamente innamorata di lui. L’acqua incomincia a sommergere i paesani, Don Silvestro decide di abbandonare l’arca, rifugio sicuro, per condividere con i suoi fedeli quel terribile momento. Un gesto infinito d’amore. Allora Dio, vedendo fallire il suo progetto, interrompe il diluvio e fa sorgere l’arcobaleno. La vicenda si chiude su una tavola in festa celebrando il ritorno alla serenità benedetta da Dio.