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Cgil, Cisl e Uil: no alla sovrattassa sul permesso di soggiorno

Previsto per domani alle ore 16 e 30 davanti alla prefettura in largo Lanfranco il sit-in di protesta organizzato dai sindacati Cgil, Cisl e Uil contro la sovrattassa per il permesso di soggiorno

Domani a partire dalle 16 e 30 Cgil, Cisl e Uil si daranno appuntamento davanti alla Prefettura in largo Lanfranco per un sit-in di protesta nei confronti dellla sovrattassa per il permesso di soggiorno per i lavoratori migranti.

I sindacati sono in attesa che il Governo, sulla base di quanto dichiarato dalla ministra Cancellieri, intervenga in tempi brevi sulla normativa, ed in particolare sul "super balzello" entrato in vigore lo scorso 30 gennaio. Per Cgil, Cisl e Uil la sovrattassa va immediatamente ritirata, poiché così com'è non è accettabile, né per il peso che grava sulle famiglie immigrate, né per la sua finalizzazione.

"Si tratta di una nuova gabella già entrata in vigore che appesantisce il diritto a rimanere in Italia dei cittadini stranieri - si legge in una  ota diffusa dai sindacati - E’ necessario che il governo intervenga rapidamente sulla durata del permesso di soggiorno per coloro che hanno perso il lavoro, concretizzando  quanto più volte annunciato dai ministri Riccardi e Cancellieri. Riconfermiamo la richiesta al governo di aprire su questo tema, come sul complesso delle norme sull'immigrazione, a partire dal recepimento della direttiva EU n.52, un confronto di merito che porti a soluzioni efficaci e condivisibili. Questa sovrattassa  è uno dei prodotti nefasti del pacchetto sicurezza i cui contenuti sono stati censurati dalla stessa Europa, é sproporzionata rispetto al reddito medio di una famiglia straniera, è illogico un aumento dei costi per un servizio che lo Stato non è in grado di fornire nei tempi stabiliti dalla legge (20 giorni). Per queste ragioni, oltre al danno di ritardi insopportabili, si infligge ai cittadini stranieri la beffa di pagare di più per favorire, non l’integrazione, ma ordine pubblico e rimpatri."

La norma prevede tre diversi livelli di tassazione che prima non esistevano: 80,100,200 euro. Inoltre alla tassa in oggetto non corrisponde né la certezza dei tempi di fruizione, né la qualità del servizio, né alcun principio di equità. 

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