Ilva, protesta dei lavoratori in cassa integrazione in Regione: «Governo sblocchi i fondi»
Sono oltre 200 i dipendenti dell'azienda che aspettano risposte sul loro futuro, anche alla luce dell'imminente scadenza dei lavori di pubblica utilità
È partito poco dopo le 10 il corteo dei lavoratori in cassa integrazione dell’Ilva di Genova.
I lavoratori si sono diretti verso la sede della Regione, con conseguenze sul traffico nella zona intorno a piazza De Ferrari e via Fieschi. Una volta arrivati, i lavoratori hanno chiesto di poter entrare in consiglio e hanno preso posto prima dell’inizio dei lavori.
La protesta riguarda l’imminente scadenza dei lavori di pubblica utilità, fissata al 30 settembre: «In più di 200 aspettano integrazione al reddito - fanno sapere i sindacati - Il governo sblocchi i fondi».
I lavoratori, dagli spalti, hanno protestato all’avvio dei lavori del consiglio regionale chiedendo risposte e soprattutto un’immediata convocazione da parte del Mise: «Se non arriveranno risposte dormiremo qui», hanno minacciato.
«Sono tre anni che integriamo i lavori di pubblica utilità, abbiamo sollecitato con una lettera il nuovo ministro due settimane fa e ancora ieri per la firma sul rinnovo dell'intesa - è stato il commento del governatore ligure, Giovanni Toti - Non abbiamo ancora avuto comunicazioni formali, spero che il nuovo governo si renda conto di quanto è sentito il tema in città. Non c'è alcun motivo per proseguire sulla stessa strada, ogni azione di buonsenso ci vede schierati con i lavoratori. Sono fiducioso che nelle prossime ore avremo notizie e firmeremo l'intesa».
«Noi siamo per l'accordo di programma, che abbiamo sempre difeso e continueremo a difendere - ha aggiunto Alice Salvatore, capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle - Siamo costantemente in contatto con il nostro senatore, Mattia Crucioli, che a Roma sta interloquendo con i due Ministeri coinvolti, quello del Lavoro e quello dello Sviluppo economico. Come M5S, non abbiamo mai smesso di batterci affinché si arrivi a un accordo. Un accordo che intendiamo tutelare».