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Cronaca

Spaccio in centro storico, l’appello di Cozzi: «I cittadini tornino a viverlo»

Il procuratore capo della Repubblica di Genova commenta i 23 arresti effettuati in questi giorni tra i pusher dei vicoli. E parla di «un fenomeno sociale preoccupante, che va monitorato e gestito con attenzione»

«La riqualificazione di un quartiere, e la sua restituzione ai residenti, deve passare in primis dai cittadini. Che devono tornare a viverlo e a popolarlo». Questo l’appello lanciato dal procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, a margine della conferenza stampa in cui è stata illustrata nel dettagli l’operazione Labirinto, che ha portato all’arresto di 23 persone per spaccio in centro storico.

Cozzi ha approfittato dell’occasione per chiamare in causa i cittadini, ricordando che «da tempo il nostro ufficio ha dimostrato particolare attenzione al centro storico e alle delegazioni in cui si registrano un’intensa attività di spaccio, come per esempio Sampierdarena - ha spiegato il procuratore - Si tratta di un fenomeno che è andato in crescendo, e ha scatenato allarme e disagio tra i residenti, ma operazioni come quella che illustriamo oggi lanciano un messaggio preciso: chiunque voglia continuare a spacciare deve sapere che può essere preso in qualsiasi momento, e pagare poi il conto dopo. Perché è osservato da vicino e tenuto sotto controllo, e in ogni momento può essere arrestato e portato in carcere».

Spaccio in centro storico, i video che incastrano i pusher

Per il procuratore «è importante che chi delinque sappia di avere questa spada di Damocle sulla testa», e che i moderni sistemi di sorveglianza come le telecamere, uniti a strumenti come l’arresto ritardato, possono sferrare dure colpi alla microcriminalità e non solo: «I cittadini devono tornare a vivere il loro quartiere, e le istituzioni devono fare la loro parte, così come noi - ha sottolineato - Il fatto che gli arresti effettuati nei giorni scorsi riguardino principalmente richiedenti asilo è un campanello d’allarme di un fenomeno sociale che va osservato e gestito con attenzione: significa che queste persone vengono “agganciate” da chi sul territorio porta avanti attività illegali e attirate con la promessa di un guadagno facile. Una sirena cui è difficile resistere quando non si ha nulla con cui occupare la giornata e pochi soldi».

«Questo non significa affatto - ha concluso Cozzi - che ogni richiedente asilo finisce per spacciare: è un’etichetta non soltanto non veritiera e sbagliata, ma molto pericolosa. Significa però che è importante adottare politiche sociali in grado di prevenire fenomeni di questo genere».

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