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Cronaca Centro Storico / Piazza del Santo Sepolcro

Blitz anti droga in centro storico, 13 arresti: «Spaccio anche davanti ai bambini»

Le ordinanza di custodia cautelare sono state chieste e ottenute grazie allo strumento dell'arresto ritardato. Il procuratore capo Cozzi: «Situazione inaccettabile»

Uno spaccio continuo, alla luce del sole, persino davanti a bambini che giocano. Una situazione «intollerabile», ha chiarito Francesco Cozzi, a capo della Procura di Genova, che nelle scorse ore ha portato a termine una massiccia operazione finalizzata proprio allo smantellamento della rete di spaccio, principalmente a opera di cittadini provenienti dal Senegal e dal Mali e richiedenti asilo, che si era ormai radicalizzata tra i vicoli del centro storico. In particolare nell’area di piazza del Santo Sepolcro, a due passi da via San Luca, zona più volte segnalata dai residenti come epicentro di spaccio e consumo di droga e oggetto di una simbolica manifestazione che aveva spinto le forze dell’ordine a intervenire in maniera più efficace.

“Labirinto 2” arriva a poco più di 6 mesi dalla prima, omonima operazione che aveva portato all’arresto di altri 23 spacciatori con modalità del tutto simile: chiave di volta, per gli investigatori della Squadra Mobile del dirigente Marco Calì e del commissariato Centro, l’utilizzo del cosiddetto “arresto ritardato”, uno strumento giuridico che consente appunto di ritardare l’arresto in modo da ottenere abbastanza prove a carico per chiedere un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. 

Il pubblico ministero Daniela Pischetola ne ha chieste e ottenute 13 per altrettanti soggetti, che all’interno della rete di spaccio svolgevano i ruoli già disparati, dal corriere alla vedetta passando per il “custode” della droga e il pusher vero e proprio. Altre due persone, già arrestate a dicembre scorso nell’ambito della prima tranche dell’operazione, sono state nuovamente arrestate per avere violato l’obbligo di dimora in centro storico, provvedimento disposto dalla Procura in casi di spaccio reiterato.

«Tutte le persone arrestate sono spacciatori recidivi, che non si facevano scrupoli a vendere droga a minori o davanti a loro, come testimoniano i video delle telecamere di sorveglianza, e vicino a scuole e luoghi molto frequentati da giovani. Il tutto in pieno pomeriggio, nei giorni feriali, come se fosse del tutto normale - è stato il commento del procuratore Cozzi - Una situazione inaccettabile, e queste operazioni sono soltanto uno dei tanti messaggi che vogliamo mandare in maniera chiara e decisa: chi delinque finisce in carcere».

Centro storico, il pusher gioca a palla col bimbo e consegna la droga | Video

Come era organizzata la rete di spaccio

Le immagini delle videocamere strategicamente piazzate in alcuni “punti rossi” della zona e quelle catturate dagli investigatori durante gli appostamenti documentano in modo chiaro come funzionava quella che è stata definita una vera e propria “catena di montaggio”: tra la richiesta di acquisto e la vendita vera e propria della dose - sono state sequestrate circa 180 dosi di crack nascoste in vari anfratti dei caruggi - venivano chiamate in causa diverse persone, ognuna delle quali svolgeva un ruolo preciso. In alcuni filmati si vede uno dei pusher  giocare a palla con un bambino, avvicinarsi a un vicolo, prendere le droga e riportarla al cliente, il tutto senza smettere di palleggiare.

Cozzi: «Più attenzione alla gestione dei richiedenti asilo»

A spiccare, in questa nuova tornata di arresti, il numero di richiedenti asilo che erano entrati a far parte della rete di spaccio. Un elemento che a detta della procura dovrebbe stimolare una riflessione sulla gestione delle politiche sociali: «Noi non ci occupiamo di politica, e neppure la polizia - ha sottolineato Cozzi - Ma non si può fare a meno di notare che i richiedenti asilo che vengono seguiti dalle comunità e impiegati in attività positive non sono coinvolti in procedimenti legati allo spaccio di droga. Bisogna controllare soprattutto i più giovani, monitorare ciò che fanno una volta accolti. Bisogna capire la realtà, e non fare finta di nulla: chi è indotto a svolgere attività positive e a inserirsi nel tessuto social solitamente non delinquere, contrariamente a chi una volta accolto viene lasciato a se stesso e trascorre lunghe ore senza fare niente agli angoli delle strade, senza uno scopo». In questi casi, sottolineano dalla procura, è più facile che vengano coinvolti in attività illegali e che accettino non soltanto per questioni  economiche, ma anche per impiegare il tempo.

Questo non significa che chi non ha nulla da fare debba necessariamente violare la legge - ha concluso Cozzi - ma possiamo sostenere con ragionevole certezza che ci sono meno probabilità che un richiedente asilo entri in un giro di spaccio di droga se è seguito, controllato e aiutato a inserirsi nel tessuto sociale.

Il processo per i 23 arresti di dicembre scorso, intanto, è ormai alle porte, e gli indagati saranno in aula a ottobre, sottoponendosi al rito ordinario: «È una scelta dettata dall’opportunità - spiega ancora Cozzi - In questo modo cercano di prendere tempo, e di rimandare il momento in cui, in caso di condanna, la richiesta di asilo verrebbe respinta. Con il rito abbreviato la condanna è certa, e la richiesta verrebbe certamente respinta in tempi brevi».

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