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Cronaca

“Stavano preparando attentati”, sette condanne per terrorismo a Genova

I presunti terroristi del gruppo fondamentalista islamico “Gabar” sono stati processati con rito abbreviato

Non avevano ancora messo in atto piani concreti ma il tribunale di Genova, seguendo la procura, ha stabilito che un gruppo di immigrati pakistani radicalizzati, arrestati nell'estate del 2022, stesse seriamente considerando l'idea di perpetrare una serie di attentati, in Italia, Francia e Spagna. Questi attacchi avrebbero coinvolto l'uso di armi bianche, come mannaie da macellaio.

A seguito di queste gravi accuse, sette membri del gruppo soprannominato Gabar, sono stati condannati giovedì 19 ottobre dal tribunale di Genova, attraverso un processo abbreviato. Sei di loro sono stati riconosciuti colpevoli di associazione a delinquere con fini di terrorismo, mentre uno ha ricevuto una condanna più lieve per aver istigato attraverso la diffusione di video e messaggi sui social media.

Nel dettaglio, Nauman Ali, Hassan Raza, Ahsan Ali, Javed Butt Ahmad Waqas, Nasar Iqbal, Tasawar Iqbal e Akhtar Shoheb sono stati condannati a 4 anni e sei mesi. Questi ultimi saranno espulsi dall'Italia dopo aver scontato la pena, ma se non presentano appello, la condanna sarà ridotta a 3 anni e 9 mesi. Noman Akran è stato condannato a due anni con la possibilità di scarcerazione immediata, con la condanna ridotta a un anno e 8 mesi se non presenterà appello.

Le indagini suggeriscono che il gruppo aveva collegamenti con un individuo pakistano tristemente noto, Zaheer Hassan Mahmoud, che nel 2020 aveva attaccato due giornalisti con una mannaia di fronte alla vecchia sede del giornale Charlie Hebdo in Francia. Era passato dall'Italia prima di entrare in Francia sotto la falsa identità di un minore non accompagnato, secondo gli inquirenti francesi.

Gli investigatori avevano iniziato a seguire il gruppo a partire dall'estate 2021 e avevano documentato numerosi incontri tra gli indagati, che periodicamente raggiungevano l'Italia, soprattutto la zona di Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia.

Inoltre, la cellula terroristica aveva manifestato l'intenzione di acquistare armi e di reclutare nuovi membri in Italia. Il capo della cellula italiana e il suo "maestro" pakistano avevano discusso di questi piani, cercando di espandere il loro gruppo.

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