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Cronaca San Fruttuoso / Via Erpidio Berno

San Fruttuoso, pensionato muore cadendo nella voragine di via Berno

Il tragico ritrovamento giovedì mattina. Ancora da ricostruire la dinamica di quanto accaduto, ma dai residenti si sono alzate le proteste per i lavori mai terminati

Tragedia giovedì mattina in via Berno, a San Fruttuoso, dove un uomo di 87 anni, Emilio Quinto, è morto dopo essere caduto nella voragine provocata da un cedimento dell'asfalto avvenuto nel 2016 a causa delle forti piogge.

Ancora non sono chiare le modalità del tragico incidente, ma l'ipotesi primaria è che il pensionato, residente in zona, sia caduto accidentalmente nella profonda buca, protetta da transenne ma priva di jersey. Il ritrovamento di un paio di pantofole appoggiate ordinatamente poco distante, però, lascia aperto lo scenario del gesto volontario, anche se gli inquirenti la ritengono un'ipotesi molto remota: pur affetto da problemi di salute, Quinto non sembrava soffrire di depressione.

A trovare il corpo è stato un residente della via, che passando accanto alla buca ha notato il corpo. Nel giro di pochi minuti sul posto è arrivato l'infermiere che si occupava del pensionato, affetto da gravi problemi di deambulazione, che lo ha riconosciuto.

VIDEO: San Fruttuoso, cede la strada in via Berno

Aperta un'inchiesta

Sul posto, oltre ai Vigili del fuoco per il recupero del corpo, sono intervenuti i mezzi del 118 (che non hanno purtroppo potuto fare altro che constatare il decesso) e la polizia, raggiunta dagli agenti della Scientifica per i rilievi. Dai residenti di via Berno, intanto, salgono le proteste legate alla mancata messa in sicurezza della strada e della buca, con cui convivono ormai da 7 anni.

Una prima voragine si era infatti creata in seguito alla piena del rio Rovare, durante i giorni dell'alluvione del 2011, seguita 5 anni dopo dall'altra. E adesso anche la procura vuole vederci chiaro: il pubblico ministero Federico Menotti ha aperto un'inchiesta sull'accaduto, attualmente a carico di ignoti, per capire per quale motivo la strada non sia mai stata oggetto di interventi di ripristino e messa in sicurezza. Disposta inoltre l'autopsia per chiarire le cause della morte. Il pensionato potrebbe infatti essere caduto nella buca a causa di un malore, oppure semplicente avere perso l'equilibrio mentre si trovava sul bordo, forse per recuperare qualcosa caduto all'interno. Delle indagini si occupa la Squadra Mobile, coordinata dal dirigente Marco Calì.

Il braccio di ferro tra Comune e privati per la messa in sicurezza

La storia delle buche di via Berno, e della loro messa in sicurezza, si trascina da tempo. Sotto strade e palazzi scorrono i rii Noce e Rovare, che in una città caratterizzata dal dissesto idrogeologico come Genova hanno creato diversi problemi e criticità, tra cui appunto il cedimento dell'asfalto a monte della via in occasione delle forti piogge e dell'alluvione del 2011. Nessuna possibilità da parte di Comune e Municipio di intervenire, però: la strada, privata, è stata gestita sino al 2012 da un consorzio che si è sempre opposto alla messa in sicurezza da parte del Comune, che si sarebbe poi rifatto dei costi sui privati come previsto in caso di "interventi sostitutivo in danno", predisposto in casi di pericolo per l'incolumità.

Allo scioglimento del consorzio, nel 2012, l'amministrazione si è inoltre trovata priva di un interlocutore con cui portare avanti le trattative: «In seguito ai danni provocati dall’alluvione il Comune era pronto a intervenire come fatto anche in via Donghi, danneggiata in modo simile dalla piena del Rovare, ma l’amministrazione condominiale ha bloccato l’intervento rivolgendosi al Tar per chiedere che l’intervento fosse totalmente a carico del Comune - spiega a Genova Today il presidente del Municipio Bassa Valbisagno, uno dei primi ad arrivare in mattinata sul luogo della tragedia - Il tribunale ha dato torto ai privati, stabilendo che la competenza era esclusivamente loro, e di fatto rendendo impossibile al Comune intervenire in qualsiasi modo. Lo stesso problema si è presentato nel 2016, quando una nuova voragine si è aperta più a valle in via Berno».

Nell’aprile del 2017, l’allora assessore comunale ai Lavori Pubblici, Gianni Crivello, sembra avere trovato una soluzione per mettere in sicurezza la buca aggirando il provvedimento del tribunale: l’idea è quella di sfruttare il nuovo finanziamento erogato con Italia Sicura dall’ex premier Matteo Renzi per ampliare i lavori dello scolmatore del Fereggiano e creare a monte della via un collegamento sotterraneo che accolga anche le acque del Rovare e del Noce. Per realizzarlo, il Comune deve necessariamente transitare in via Berno, e per garantire la sicurezza dei mezzi e del cantiere può intervenire sulla buca. All’assemblea pubblica convocata per discutere della proposta si decide dunque di chiedere agli amministratori dei condomini di sottoscrivere una scrittura privata per concedere l’autorizzazione ai lavori.

 «Avevamo già raccolto i nominativi per chiedere le firme - conferma Ferrante - Nel caso in cui non avessimo ottenuto l’autorizzazione avremmo proceduto con gli espropri temporanei per cause di forza maggiore, ma l’iter si sarebbe allungato. Abbiamo dunque preferito cercare di trovare un accordo con i privati».

Accordo che a oggi, però, ancora non è stato trovato, e che in seguito alla morte del pensionato rinfocola la polemica: «Adesso non sappiamo con esattezza cosa succederà - riflette Ferrante - Di certo c’è che ci sono altre situazioni di questo tipo che andrebbero risolte al più presto, come per esempio la frana di via Portazza, a Quezzi. Il versante è una vera e propria bomba a orologeria, soprattutto con tutte queste piogge, e nessuno può intervenire perché si tratta di un’area privata».

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