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Cronaca

Tenta il suicidio in carcere, salvato in extremis dalla Polizia Penitenziaria

È successo a Pontedecimo. La Polizia Penitenziaria: «Sicurezza garantita e vite salvate grazie a noi, le istituzioni ci aiutino»

«Ancora una volta, il tempestivo ed efficace intervento della Polizia Penitenziaria ha impedito che la già lunga scia di morti per suicidio in cella potesse allungarsi». Lo comunica Fabio Pagani, segretario regionale della Uil Pa Polizia Penitenziaria.

I fatti

Intorno alle 15.30 di ieri, sabato 17 marzo, nel carcere di Pontedecimo (che ospita 66 uomini e 66 donne), un detenuto somalo di 32 anni, che si trovava in prigione per violenza sessuale, droga e furto, ha cercato di impiccarsi, dopo aver inoltre ingerito una grande quantità di detersivo, ed è stato salvato in extremis dalla Polizia Penitenziaria.

Il detenuto ha utilizzato una corda ricavata dalle lenzuola del letto, legata alle sbarre della finestra del bagno. L’uomo, in evidente stato confusionale, è stato salvato dagli agenti della Penitenziaria mentre erano già evidenti i primi segni del soffocamento. Il detenuto è stato trasportato al Pronto Soccorso e ora è fuori pericolo.

La Polizia Penitenziaria: «Sicurezza garantita grazie a noi, le istituzioni ci aiutino»

«Insomma, la Polizia Penitenziaria continua a salvare vite, ad essere oggetto di aggressioni e messa nelle condizioni di non poter incidere a salvaguardare i livelli di sicurezza - continua Pagani -. Nonostante tutto è solo grazie all’impegno, alla dedizione, alla professionalità dei baschi blu, che si continuano a salvare vite umane e garantire la sicurezza dell’Istituto. Non possiamo quindi che appellarci al Presidente della Repubblica per intervenire sulla questione carceri e soprattutto impedire che l’agnello sacrificale del sistema resti la Polizia Penitenziaria».

«Invece di sospensioni ingiustificate dal servizio e procedimenti disciplinari - fa eco Leo Beneduci, segretario generale Osapp (Organizzazione Sindacale Autonomia Polizia Penitenziaria) - i poliziotti penitenziari meriterebbero almeno l'elogio
dell'amministrazione che sempre più distrattamente li gestisce e che li ha lasciati
completamenti soli e abbandonati al proprio destino».

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