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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Ponte Morandi, il commovente racconto dei Vigili del Fuoco della Spezia: «Grazie, Genova»

«I Vigili del Fuoco ringraziano Genova per i caffè portati nei thermos, per la focaccia, per l’acqua, per le sedie, per i panini, per i caffè... ma soprattutto per i "grazie" che ci vengono regalati da tutti»

Sembrava una mattina come tante, quella del 14 agosto, per i Vigili del Fuoco della Spezia: l'assemblea del personale, l'assegnazione dei compiti, le attività della giornata da suddividere.

E poi, intorno a mezzogiorno, quel suono prolungato di una campana che significa solo una cosa: "emergenza". I Vigili del Fuoco partono subito, le prime informazioni parlano del crollo di un ponte a Genova, nulla è ancora chiaro. Quale ponte? Ci saranno vittime? Lo scenario che si troveranno davanti rimarrà per sempre impresso nella loro memoria. E adesso, dopo la prima fase dell'emergenza, i Vigili del Fuoco spezzini hanno scritto un lungo post su Facebook, che sta diventando virale, per ringraziare la città di Genova per la generosità che ha dimostrato nei confronti dei soccorritori, a partire dai piccoli gesti come i tanti panini, caffé e teglie di focaccia che sono stati portati spontaneamente per offrire un po' di conforto a chi - in questi giorni - ha lavorato incessantemente.

Ecco il testo del post: 

E’ il 14 agosto, alle ore 8.00 il turno inizia come tutti gli altri: assemblea del personale per composizione delle squadre e assegnazione dei compiti, poi il controllo automezzi, il tempo per un caffè e alle ore 9.00 seconda assemblea per organizzare le attività della giornata: lavori interni, addestramento e altre attività tecniche.
Il tutto in assenza di chiamate per soccorso, naturalmente, perché in quel caso… si interrompono tutte le attività in corso e i componenti della squadra chiamata ad intervenire si portano velocemente nella zona dove indossano i DPI (Dispositivi Protezione Individuali) necessari al tipo di intervento da effettuare, il caposquadra comunica con la sala operativa per i dettagli, l’autista ha già messo in moto il mezzo idoneo, tutti a bordo, via si parte…
In ogni istante durante il trascorrere delle 12 ore che compongono un turno, non sai mai cosa possa succedere nell’istante successivo… è così, è il tuo lavoro e negli anni impari a metabolizzarlo e a gestirlo.
Ore 12.00 circa: il suono prolungato di una campana attira l’attenzione di tutto il personale, tutti sanno che deve uscire la prima partenza e, infatti: “ATTENZIONE! PRIMA PARTENZA E SQUADRA APPOGGIO PER CROLLO PONTE A GENOVA”, questa è la chiamata che il collega addetto alla sala operativa divulga tramite gli altoparlanti.
Si parte, non sappiamo ancora che si tratta del “ponte” e gli interrogativi si affollano nelle nostre menti: il come, i danni, i feriti, le vittime, le dinamiche, lo scenario che troveremo al nostro arrivo, le tecniche che dovremmo adottare, funziona così il cervello del pompiere. Poi, strada facendo, i cinque dentro all’APS (Autopompaserbatoio=camion dei pompieri) e i due dentro all’Autogru ricevono per radio la conferma che si tratta proprio di “quel” ponte…
C’è un momento di silenzio tra di noi, ognuno ha bisogno di digerire la notizia a suo modo, ma è un attimo, si prosegue ad inseguire i ragionamenti di prima, si azzarda qualche ipotesi sulla strategia di intervento, si cerca di immaginare la proporzione del danno, iniziano ad arrivare dalla rete le prime foto della tragedia, mentre la sala operativa organizza il nostro trasferimento dal casello: a Genova Est ci aspettano due pattuglie dei Carabinieri che ci scortano fino alla Centrale VV.F. di Genova.
Dopo poco veniamo mandati a lavorare sotto il troncone di ponente, sotto al quale il ponte caduto ha coinvolto anche due capannoni.
Per quanto ci si possa fare un’idea dalle foto, dalle immagini trasmesse in tv, vedere da vicino è impressionante…
Iniziamo a lavorare per estrarre alcune vittime dai loro veicoli; data la dinamica, le operazioni non sono facili: è tutto un groviglio di cemento, asfalto, ferro, vetri, porzioni di carreggiata precipitate a terra, manufatti non individuabili a colpo d’occhio; tutto in un equilibrio quantomeno precario, ostacola il percorso ma ci si fa strada e si arriva…
Gli USAR, personale VF addestrato alla ricerca in questi ambiti, fornisce indicazioni precise sull’ubicazione delle persone e sulla sequenza di rimozione di detriti piuttosto che sulla necessità di demolizione da seguire per arrivare a loro in sicurezza.
Il pensiero del ponte sovrastante ci sfiora, forse abbiamo anche un po’ paura, ma si lavora, la pioggia è cessata, ci sono quelle persone da recuperare, sempre con la speranza di poter trovare qualcuno ancora in vita, perché quella non ci abbandona mai, ma con la consapevolezza che la realtà ci offrirà, purtroppo, un’altra verità. La mototroncatrice, il divaricatore, le cesoie, l’esperienza, la sicurezza e le risorse del lavoro di squadra, tutto ci serve per poter estrarre le vittime. 
La vita umana non ha prezzo e sicuramente questa non è una scoperta fatta dai pompieri, i quali però sono consapevoli dell’importanza che riveste, per i famigliari delle vittime, avere la consolazione della presenza fisica dei loro cari, se pur priva di vita.
Anche per questo si lavora così alacremente nelle prime ore dall’origine dell’evento, sia esso terremoto, alluvione, crollo, esplosione: priorità assoluta alla ricerca di persone ancora in vita ma subito dopo e, talvolta, contemporaneamente, alla pietosa, nell’accezione prima dell’aggettivo, opera di restituzione delle vittime alle loro famiglie: anche per questo ci hanno ringraziato…
A un certo punto alzi la testa, i tuoi occhi girano intorno, non sai quanto tempo è passato, ed è tutto un brulicare di soccorritori in un arcobaleno di divise, ognuno a fare il suo come un insieme di ingranaggi sincronizzati, è un continuo andirivieni di DRAGHI, gli elicotteri VV.F., … ecco cos’era quel rumore che non riuscivo a identificare; i colleghi si sono moltiplicati… fin da subito e nei giorni successivi arriveranno da: Liguria, Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna, Marche,Umbria, Molise. Puglia, Campania, Lazio.
E’ arrivato anche il nostro UCL, il furgone che funge da posto di comando avanzato, con altri due colleghi, il quale viene posizionato all’inizio della zona rossa: per alcuni giorni sarà il filtro per tutti coloro che devono accedere all’area: ditte esterne, colleghi, soccorritori, giornalisti…
Ragazzi vi danno il cambio, andate a riposare un pochino; la palestra della Sede Centrale di Genova è stata allestita con brandine da campo, su ognuna delle quali è scritto il nome del comando che le userà: è rinfrancante non solo potersi sdraiare qualche ora ma anche sapere che la “macchina” ha funzionato; è ancora buio quando ci si alza e si torna “al ponte”…
A metà mattina arrivano a darci il cambio, e questo passaggio si ripeterà per alcuni giorni a venire.
Un giorno, poi, finisce la fase della ricerca: non ci sono più persone disperse, nessuno manca all’appello, in una maniera o nell’altra; ecco che allora cambia anche il nostro assetto: è il tempo delle verifiche alle strutture, è il tempo che i nostri aerosoccorritori, i quali normalmente si calano dall’elicottero, oggi si calano dal ponte per rimuovere parti pericolanti, sorvegliati anche dai droni, recentissima risorsa a disposizione del Corpo Nazionale. 
Questa tragedia ha lasciato fuori casa numerose persone: è il tempo di accompagnarle nelle loro abitazioni a prendere ciò che è necessario, è il tempo della comprensione, non della compassione, è il tempo di una parola di conforto, di un incoraggiamento, è il tempo che…ALT i recuperi sono sospesi perché è troppo pericoloso per tutti stare lì sotto… 
Poi è oggi e i Vigili del Fuoco ringraziano GENOVA per i caffè portati nei thermos, per la focaccia, per l’acqua, per le sedie, per i panini, per i caffè trovati pagati nei bar, per la frutta ma soprattutto per i GRAZIE che ci vengono “regalati” da tutti, dalla gente per la strada, dai negozianti, dalle aziende, dagli altri soccorritori, dalle forze dell’ordine, sono GRAZIE che fanno tanto bene, che fanno emozionare, che danno un senso a quello che fai, e noi li apprezziamo davvero tanto e ne siamo orgogliosi anche se abbiamo fatto solo il nostro lavoro.

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