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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Un anno dal crollo del Morandi: lacrime e abbracci tra i parenti delle vittime e i soccorritori

Nel centro civico di Cornigliano la cerimonia di premiazione voluta dal comitato che unisce i familiari dei 43 morti della tragedia del 14 agosto

Dopo la cerimonia ufficiale, sotto gli occhi delle massime cariche istituzionali, il momento più intimo e privato, condiviso con chi ha vissuto più intensamente e dolorosamente il crollo del ponte Morandi: i soccorritori.

I parenti delle 43 vittime della tragedia del 14 agosto 2018 hanno voluto ringraziarli pubblicamente, con una cerimnia organizzata al centro civico di Cornigliano nel pomeriggio dell’anniversario del crollo, poche ore dopo che nel capannone in zona Campi, cuore del cantiere della ricostruzione, si è tenuta la messa in suffragio alla presenza del premier Giuseppe Conte, dei vice Luigi Di Maio e Matteo Salvini, di diversi altri ministri e del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

La commemorazione a un anno dal crollo del ponte Morandi: il video racconto della giornata

Nell’affollata sala al primo piano del centro civico di via Narisano sono arrivati per primi i ciclisti del Sap (Sindacato Autonomo Polizia), che hanno organizzato una “biciclettata” di solidarietà per le vittime. Ad accoglierli, oltre ai rappresentanti del Municipio, anche Gloria Puccetti, presidente del coordinamento nazionale “Noi non dimentichiamo”, che riunisce i familiari delle più grandi stragi italiane (da Viareggio all’Aquila passando per Thyssenkrupp e Moby Prince) e che dal 2018 conta tra i suoi membri anche i parenti delle vittime del Morandi.

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Puccetti ha lanciato un appello affinché la riforma della giustizia, che prevede anche una modifica alla legge sulla prescrizione, vada avanti, per non vanificare gli sforzi che il comitato ha portato avanti in questi anni per agevolare la ricerca della verità e l’accertamento delle responsabilità in caso di disastri. Ad ascoltarla, i parenti delle vittime del ponte, tra cui anche Egle Possetti, portavoce del comitato, che la mattina era salita sul palco allestito per la messa pronunciando un discorso tanto potente quanto commovente in cui anche lei invocava una giustizia che ancora non è arrivata.

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«I nostri cari hanno avuto l’unica colpa di passare su quel ponte nel momento sbagliato - ha detto con la voce limpida e decisa - Per loro è stata una condanna a morte, senza possibilità di appello». Nel crollo, Egle ha perso la sorella Claudia, i nipoti Manuele e Camilla e il cognato Andrea. E con lei c’era anche la famiglia del 35enne Luigi Matti Altadonna, altra vittima del ponte: il papà Giuseppe, sul cui volto a distanza di un anno si legge ancora tutto il dolore del primo istante, e poi il fratello Michele, appena 15 anni, e la moglie Lara. Non ci sono i suoi 4 bambini, i figli che Luigi, assunto da Mondo Convenienza, ha lasciato la mattina del 14 agosto convinto di tornare a casa dopo poche ore.

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Michele e Giuseppe hanno consegnato alcune delle targhe che il comitato dei parenti delle vittime ha fatto realizzare per i soccorritori che hanno lavorato non solo il 14 agosto, ma anche nei giorni e nelle settimane seguenti, prestando assistenza non solo a chi ormai se n’è andato, ma anche a chi è rimasto. L’applauso più lungo e fragoroso è stato per i Vigili del fuoco: a donare la targa proprio Giuseppe, che ha ricordato «con quanta dignità hanno trattato il corpo di mio figlio, che non era solo un corpo, ma era una persona. E ricordo chiaramente la frase che mi disse un vigile del fuoco, andando a recuperare mio figlio ancora attaccato a un cavo, sospeso in aria: “Devo dare dignità a quest’uomo”. Non lo dimenticherò mai, grazie per quello che fate».

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Michele, l’unico figlio rimasto, ha preso a sua volta la parola per ringraziare i volontari dell’Anpas e della Protezione Civile regionale: «Quello che fate è bellissimo. Ed è per questo che questa estate, invece di andare in vacanza, ho deciso di fare volontariato. Ho visto quanto è importante il lavoro che fate: ci sono stati 43 morti, ma senza di voi ce ne sarebbero stati molti di più». Michele sorride, i suoi 15 anni età soltanto anagrafica dietro un volto e uno spirito piegati ma non spezzati dalla tragedia: è lui ad avvicinarsi a papà Giuseppe quando si commuove e sembra non farcela, nel ricordare la perdita del figlio. Ed è sempre lui a parlare con voce chiara al microfono, invitando tutti a «aiutare, perché aiutare gli altri è bellissimo».

Più riservata, visibilmente emozionata, Paola Vicini, la mamma di Mirko, il dipendente Amiu travolto dalle macerie nell’isola ecologica insieme con il collega Bruno Casagrande e con Alessandro Campora, dipendente di Aster: a lei il compito di consegnare la targa alla Croce Rossa, in ringraziamento agli uomini e alle donne che nei giorni successivi al crollo le sono rimasti vicini mentre aspettava notizie sul ritrovamento dei resti del figlio. Sempre lei ha ringraziato la Guardia di Finanza «per l’impegno che mettete nelle indagini» sul crollo del Morandi. E poi Barbara Bianco, che si è detta «ancora la compagna di Andrea Cerulli», il “camallo” morto mentre andava a lavorare: la sua targa è andata ai volontari della Misericordia Fiumara. 

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Riconoscimenti sono andati anche alla polizia e alla questura di Genova, accettati dal nuovo questore Vincenzo Ciarambino, ai Carabinieri, con il comandante provinciale, il colonnello Alberto Tersigni, che ha accettato con semplicità la targa ringraziando a nome di tutti i suoi uomini, e ancora Comune di Genova, con il sindaco Marco Bucci che ha ringraziato gli organizzatori per «questa iniziativa bellissima, che fa onore a tutta la città», alla Regione Liguria, alla Polizia Locale di Genova e quelle di Milano, Torino e Livorno, il 118, il comando militare dell’Esercito in Liguria, la Polizia penitenziaria, i Vab di Montoggio, i volontari Aib Valbisagno, la Prefettura di Genova, i Volontari Nuova acropoli, la Pubblica assistenza Fegino, la Protezione civile volontari emergenza radio,  Radio club Genova est, Organizzazione europea vigili del fuoco, Associvile, Sap. 

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