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Cronaca Certosa

Centrale del latte: chiusura stabilimento Parmalat inaccettabile per i sindacati

Si è tenuto oggi, martedì 26 giugno 2012, a Palazzo Tursi l’incontro tra la direzione nazionale di Parmalat e le organizzazioni sindacali di categoria e confederali in merito all’annunciata chiusura della centrale del latte genovese

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di GenovaToday

Genova - Si è tenuto oggi, martedì 26 giugno 2012, a Palazzo Tursi l’incontro tra la direzione nazionale di Parmalat e le organizzazioni sindacali di categoria e confederali in merito all’annunciata chiusura dello stabilimento genovese che occupa attualmente 63 dipendenti diretti e il personale dell’indotto (produttori, cooperativa di raccolta latte e appalti) per un totale di 150 lavoratori.

L’azienda, contravvenendo agli impegni presi con le istituzioni e le parti sociali genovesi e dopo anni di sacrifici dei lavoratori e nessun investimento sul sito genovese, scarica ora sui dipendenti e sulla città gli errori e l’incuria del proprio management. I sindacati in maniera unitaria rigettano tale decisione e durante l’incontro hanno chiesto alla Direzione di riconsiderare il disegno che prevede il disimpegno totale della Parmalat a Genova e la relativa chiusura della centrale del latte.

Le organizzazioni sindacali hanno inoltre richiesto la costituzione di un tavolo sindacale territoriale che veda la partecipazione attiva delle rappresentanze sindacali unitarie, delle istituzioni, Comune e Regione, affinché questa realtà storica industriale presente sul nostro territorio da quasi ottant’anni possa continuare a esistere attraverso opportuni investimenti ed integrazioni tesi a rilanciare un sito produttivo che rappresenta un’opportunità di crescita e sviluppo della città.

Genova e la Liguria non possono sopportare questo ennesimo atto di dismissione industriale e speculazione finanziaria che darebbe il colpo di grazia alla nostra filiera agroalimentare. Serve un patto tra lavoratori, produttori e istituzioni locali unite in un impegno corale per tutelare le produzioni e il lavoro nel nostro territorio. È per questo che abbiamo chiesto all’azienda di recedere dalla decisione di chiusura e di partecipare a un confronto con tutte la parti in causa per rilanciare il sito genovese.

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