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Cronaca

Omicidio di Molassana, accuse riformulate: a processo (in abbreviato) Guido e Vincenzo Morso

Nuovi elementi hanno spinto il pubblico ministero a cambiare il capo d'accusa. E da parte degli avvocati è arrivata la richiesta, accordata, di procedere con il rito abbreviato

Ennesima svolta nel processo per la morte di Davide Di Maria, il giovane di 28 anni ucciso il 17 settembre del 2016 in un appartamento di Molassana nel corso di un regolamento di conti per questioni legate allo spaccio di droga.

Martedì mattina, infatti, i giudici del tribunale di Genova hanno deciso di accogliere la richiesta di procedere con il rito abbreviato avanzata dagli avvocati di Guido e Vincenzo Morso, di Marco N’Diaye e di Christian Beron, tutti presenti sul luogo del delitto e imputati a vario titolo nel processo. Un’evoluzione dell’inchiesta, più che un vero e proprio cambiamento, legata principalmente alla riformulazione dei capi d’imputazione. 

Vincenzo e Guido Morso accusati di concorso in omicidio

Se, infatti, il processo era iniziato con Guido Morso unico imputato per la morte di Di Maria, con l’accusa di omicidio volontario, lo scorso 12 febbraio il pubblico ministero Alberto Landolfi aveva chiamato in causa anche Vincenzo Morso - inizialmente imputato, come N’Diaye, per rissa aggravata - accusandolo di concorso in omicidio con il figlio Guido. Per la pubblica accusa, insomma, i responsabili della morte di “Davidino” sarebbero i due Morso, anche se non è ancora stato chiarito chi abbia sferrato il fendente che lo ha ucciso e che fine abbia fatto il coltello, l’arma del delitto.

La riformulazione del capo di imputazione, però, ha consentito agli avvocati dei Morso di chiedere il passaggio al rito abbreviato, che elimina tutta la fase istruttoria (anche se per l’accusa iniziale l’iter è già stato seguito, i testi ascolti e le prove acquisite) e, in caso di condanna, fornisce una riduzione di pena.

La richiesta è stata accolta per quanto riguarda le nuove accuse rivolte ai Morso di concorso in omicidio e spaccio. Accusa, quest’ultima, formulata anche nei confronti di N’Diaye e di Beron, amici di Di Maria, che a loro volta hanno domandato (e si sono visti accordare) il rito abbreviato. Questioni giuridiche che, di fatto, fanno ripartire praticamente da capo il processo: la parte già affrontata, relativa all’accusa di omicidio volontario, passa in secondo piano alla luce della modifica dell’accusa, trasformata in concorso in omicidio.

Lo sfogo della madre di Davide Di Maria

Presente in mattinata in aula sia Guido sia Vincenzo Morso, insieme con Marco N’Diaye (attualmente l’unico detenuto in carcere). Anche la madre di Davide Di Maria, Carola Piazza, che ha seguito il processo sin dalle prime battute: «Continuerò a venire in aula, non mi scoraggio: chiedo giustizia per mio figlio, per me e per l’altra mia figlia - si sfoga - Per me sono colpevoli tutti, anche quelli che si definivano amici di Davide. Me l’hanno strappato via a soli 28 anni, e chi l’ha fatto deve pagare».

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