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Cronaca

Delitto di Lumarzo, confermata la condanna in appello per Borgarelli

Il giudice ha escluso la premeditazione ma non i futili motivi: il verdetto conferma quanto stabilito in primo grado, 30 anni di reclusione

La Corte d’Appello di Genova ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione per Claudio Borgarelli, l’infermiere accusato di avere ucciso e poi decapitato lo zio Albano Crocco, 68 anni, nei boschi di Lumarzo nell’ottobre del 2016.

Il verdetto è arrivato nel pomeriggio di lunedì, dopo una mattinata in cui Borgarelli, 57 anni, si è presentato in aula accompagnato dall’avvocato Antonio Rubino e ha letto una lettera di scuse rivolta ai familiari di Crocco. 

Il giudice ha escluso l’aggravante della premeditazione, ritenendo però corretta la richiesta del pm sui futili motivi alla base del delitto e confermando la condanna di primo grado a 30 anni. Crocco, ricordiamo, era stato ucciso al culmine di una lite legata al terreno che circonda la casa di Borgarelli, nei boschi di Craviasco: zio e nipote avevano più volte discusso sullo spostamento di alcuni paletti che delimitano il sentiero che arriva sino alla casa, e l'11 ottobre del 2016 la rabbia di Borgarelli era esplosa portando al tragico epilogo.

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«Quella mattina ho aperto la porta e ho visto la macchina e i paletti divelti - aveva confessato Borgarellli dopo l'arresto - Ho seguito mio zio nel bosco portando con me la pistola perché temevo fosse armato anche lui. Abbiamo discusso e io gli ho sparato, poi l’ho decapitato. Sono tornato a casa, ho preso un sacchetto, ho messo la testa nel sacco e poi l'ho buttata». 

Il giudice ha inoltre accolto la richiesta di aumentare la provvisionale per i familiari di Crocco, rappresentanti dall’avvocato Andrea Vernazza: per la moglie del pensionato è stata fissata a 100mila euro, per i figli Daniela e Davide a 75mila ciascuno. La figlia Daniela aveva da subito chiesto di verificare quanto sostenuto dal cugino, che aveva rifiutato di partecipare alle battute di ricerca di Crocco quando l'uomo risultava ancora disperso, e dopo la confessione aveva chiarito, lapidaria: «Non lo perdonerò mai per quanto ha fatto».

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