La seconda "nave delle armi" attracca in porto, ma «i generatori non verranno caricati»
La Bahri Jazan è arrivata al terminal Gmt poco prima dell'alba: previsto un presidio di protesta dei lavoratori portuali, revocato dopo che lo spedizioniere ha annunciato che invierà il materiale via terra
La Bahri Jazan, così come accaduto un mese fa per la Bahri Yambu, non caricherà generatori nel porto di Genova: la comunicazione è arrivata nel pomeriggio di mercoledì, dopo l’annunciato sciopero con presidio dei lavoratori portuali, revocato dopo la conferma da parte di Teknel che il materiale (destinato ad approvvigionare le milizie nella guerra in Yemen) verrà inviato via terra.
«La nave non carica i generatori», ha sottolineato in serata il Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali, condividendo una nota in cui l’agenzia marittima Delta conferma che «dietro precise istruzioni del caricatore Teknel, a seguito delle ben note proteste sollevate da una parte sindacale, in mancanza di garanzie sulla effettiva operatività da parte delle autorità competenti, non provvederà a ordinare l’imbarco sulla Bahri Jazan di 8 generatori destinati al porto di Jeddah».
I generatori erano stati stoccati in un magazzino nel porto di Genova, in attesa del possibile carico sulla Bahri Jazan, ennesima nave cargo battente bandiera saudita in transito nello scalo genovese.
La nave è arrivata al terminal Gmt poco prima dell’alba, ha terminato le procedure di attracco e nel pomeriggio dovrebbe ripartire alla volta di Alessandria d’Egitto. I generatori verranno nei prossimi giorni ritirati dallo spedizioniere e inviati a destinazione via terra.
La polemica con il governatore Toti: «Basta ipocrisia»
Sulla protesta dei portuali per la "nave delle armi" è intervenuto anche il governatore ligure, Giovanni Toti, che via Facebook ha invitato a «smetterla con l'ipocrisia. Un sindacato come la Cgil non dovrebbe tutelare i lavoratori Italiani, quelli del porto (che deve competere con gli altri scali europei per non perdere traffico e occupazione) e quelli delle molte fabbriche presenti nella nostra regione? - ha scritto il presidente della Regione - Ma non è assurdo che qualcuno voglia che dai nostri porti non si imbarchino questi prodotti, mentre in Liguria (e per fortuna) molte migliaia di persone lavorano per Fincantieri che fa navi militari e sommergibili, per Leonardo che fa radar e missili, per Oto Melara che fa cannoni navali e mezzi blindati, per Piaggio che tutti speriamo sviluppi presto droni militari?»
«Tutto ciò, sul nostro territorio, dà lavoro a tante persone e così facendo, prima o poi, ci sarà chi deciderà di rivolgersi altrove, molti rischieranno il lavoro e il nostro porto sarà meno competitivo - ha concluso Toti - Basta autolesionismo, basta strumentalizzazioni politiche e soprattutto basta ipocrisia».
La replica del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali era arrivata nel pomeriggio: «La celere è già da ore in banchina al Gmt e, insieme alle dichiarazioni del governatore Toti, l'indicazione pare chiara: difesa a oltranza degli affari dei mercanti di morte per la guerra in Yemen. Noi invitiamo tutti alla mobilitazione. Contro il massacro yemenita, contro la guerra».