rotate-mobile
Cronaca

Ucciso nei boschi da una fucilata, l'appello: «Caccia sospesa in Liguria in segno di lutto»

Nathan Labolani, 18 anni, è morto dopo essere stato colpito da un cacciatore che lo ha scambiato per una preda. E le associazioni insorgono: «Sospendete l'attività per ordine pubblico»

Aveva appena 18 anni, Nathan Labolani, ed è morto una soleggiata domenica mattina nei boschi sopra la sua Apricale, in valle Nervia, nell’imperiese: a ucciderlo, un colpo di carabina sparato da un cacciatore di 29 anni di Ventimiglia impegnato in una battuta al cinghiale, che ai carabinieri ha detto di averlo scambiato per una preda.

All’indomani dalla morte di Nathan, si riaccende la polemica sull’attività venatoria e sulle battute di caccia al cinghiale in boschi che spesso ospitano escursionisti e amanti della natura. Come Nathan, che sabato mattina era uscito di casa insieme con il suo cane per fare una passeggiata, e che è stato colpito all’addome da un colpo che non gli ha lasciato scampo: quando i soccorritori sono arrivati - vigili del fuoco, soccorso alpino e personale medico - ostacolati dalla strada lunga e impervia, non hanno potuto fare altro che constatare che il cuore del 18enne aveva ormai smesso di battere, e neppure l’elicottero fatto arrivare da Cuneo ha potuto fare qualcosa.  A poca distanza mamma Karina, che alla notizia ha avuto un malore, e papà Enea, avvisati dai carabinieri, che indagano adesso per omicidio colposo.

Ai militari, il cacciatore 29enne (al suo terzo rinnovo del porto d’armi) ha dichiarato di non essersi accorto della presenza del ragazzo, e di avere lanciato un richiamo per accertarsi dell’eventuale presenza di un essere umano. Non ricevendo risposta, ha detto ai carabinieri di Ventimiglia, ha fatto fuoco: «Non era un cinghiale, era un ragazzo», è adesso la frase che rimbalza da una bacheca Facebook all’altra, postata e condivisa non soltanto da amici e conoscenti di Nathan, ma anche da chi chiede a gran voce che la caccia venga quantomeno sospesa in segno di lutto.

In prima linea c’è l’Enpa di Genova, che ha fatto suo l’appello lanciato a livello nazionale a sospendere immediatamente la stagione venatoria 2018/2019 per «motivi di ordine pubblico. Ormai è indiscutibile che nel nostro Paese esiste una emergenza sicurezza è che questa emergenza è legata all'esercizio della caccia - si legge in una richiesta inviata al governo - La morte del 19enne, alla famiglia del quale esprimiamo la nostra solidarietà, è solo la punta dell'iceberg di una pratica che ogni anno causa milioni di vittime animali e decine di vittime umane, anche tra gli stessi cacciatori. La situazione è ormai fuori controllo».

Anche le associazioni animaliste genovesi sono scese in campo per chiedere la sospensione della caccia in segno di lutto, mentre il presidente provinciale di Enpa, Francesco Baroni, riflette sul fatto che «la normativa nazionale consente la caccia al cinghiale a partire dal 1 ottobre, ma la Regione Liguria ha stabilito l'apertura al 16 settembre. La scorsa settimana un altro incidente, non mortale, ha coinvolto un cinghialista. La sospensione della caccia, ora, sarebbe un gesto di responsabilità: è necessario ripensare il regolamento, in particolare per quel che riguarda le preaperture, i giorni di silenzio venatorio (chiudere la caccia nel weekend) e l'uso delle carabine, armi che hanno una gittata di più di 2km. Ne va della sicurezza di tutti».

La Regione dal canto suo ha scelto di non commentare ufficialmente quanto accaduto ad Apricale.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ucciso nei boschi da una fucilata, l'appello: «Caccia sospesa in Liguria in segno di lutto»

GenovaToday è in caricamento