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Cronaca

Delitto di Molassana, chiesti 19 anni per i Morso

Chi ha maneggiato il coltello che ha ucciso Davide Di Maria? Secondo la tesi difensiva dei Morso sarebbe stato Marco N'Diaye. Per l'accusa sarebbero stati in concorso padre e figlio. La sentenza il 28 maggio

Si avvicina il giorno della sentenza per Guido Morso e il padre Vincenzo, accusati di omicidio in concorso per la morte di Davide Di Maria, ucciso il 17 settembre del 2016 in un appartamento di Molassana nel corso di un regolamento di conti per questioni legate allo spaccio di droga.

Il processo si svolge con rito abbreviato (con sconto della pena di un terzo nel caso di condanna) e la sentenza è attesa il 28 maggio. Il pm Alberto Landolfi ha chiesto diciannove anni ciascuno per padre e figlio e 8 anni e quattro mesi per Marco N'Diaye, accusato di spaccio di stupefacenti e del possesso di una pistola.

Fin dall'inizio si è trattato di un processo complicato da diversi fattori, innanzi tutto il mancato ritrovamento dell'arma del delitto. Poi le testimonianze discordanti, rese dagli imputati subito dopo l'omicidio. Quel 17 settembre sul luogo del delitto c'erano due pistole, ma nessuna di queste ha ucciso 'Davidino', trafitto da una coltellata fatale.

Secondo l'accusa le pistole erano una di Vincenzo Morso e l'altra di Marco N'Diaye. Una ha sparato, la prima, e un proiettile è andato a conficcarsi in un mobile in casa. Ma chi ha maneggiato il coltello che ha ucciso Di Maria? Secondo la tesi difensiva dei Morso sarebbe stato N'Diaye, sotto le cui unghie sono state trovate tracce di dna della vittima.

Il 28 maggio la sentenza sul delitto di Molassana.

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