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Cronaca

Piano anti caldo, anche i migranti al fianco degli anziani; la Lega insorge

La Lega protesta per la decisione del Comune di Genova di fare partecipare anche alcuni migranti nel piano per assistere malati e soggetti a rischio durante l'estate

Sta facendo discutere il nuovo progetto del Comune di Genova 'Aiuto anch'io', che per la prima volta vede alcuni migranti, impegnati nel piano anti caldo a tutela di anziani e soggetti a rischio. Le persone coinvolte inizieranno a prestare servizio, in forma volontaria, dopo un corso di formazione.

Contraria all'iniziativa soprattutto la Lega con la capogruppo in Comune, Lorella Fontana, e con la consigliera Francesca Corso.

«Riteniamo - dice Fontana - che dare una corsia preferenziale a richiedenti asilo, che quindi non hanno ancora ottenuto un riconoscimento di status di rifugiato, nel coinvolgimento attivo del piano anti caldo della Asl 3 genovese sia un grave errore, un atto di razzismo al contrario nei confronti dei tanti giovani e meno giovani genovesi, disoccupati, che potrebbero essere impiegati nell'assistenza dei nostri anziani durante la stagione estiva».

«A Genova, come in tantissime città d'Italia - prosegue la capogruppo leghista -, abbiamo migliaia di persone che, per stato di indigenza o di disagio sociale, vivono ai margini della comunità. Dare la possibilità ai nostri disoccupati e fasce deboli di essere coinvolti in percorsi di assistenza ad anziani e quindi dare un senso al proprio tempo potrebbe costituire un primo passo importante per ritornare a sentirsi vivi e parte integrante di una società da cui oggi si sentono esclusi. Come gruppo Lega in Comune, chiederemo che dalla delibera venga allargata anche ai nostri disoccupati e a genovesi in particolari situazioni di disagio la specifica riguardante l'inserimento, nei percorsi assistenziali del piano anti caldo, di 20 richiedenti asilo».

«Non possiamo - fa eco Corso - lasciare in balia di presunti profughi, di cui non sappiamo nulla, i nostri anziani soli. Finché non viene riconosciuto lo status di rifugiato e non c'è la conseguente identificazione, è un grosso rischio inserire persone, di cui ignoriamo identità certa e fedina penale, in situazioni socialmente sensibili e delicate. Prima viene la tutela e la sicurezza delle nostre fasce deboli. Se per integrazione intendiamo mettere a rischio i nostri anziani soli, nelle città semideserte d'estate, la Lega non ci sta».

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