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Cronaca Centro / Via XX Settembre

Migranti in via Venti: è scontro Comune-Regione

Sempre alta la tensione sul caso del centro di accoglienza per un gruppo di profughi in via XX Settembre. Toti attacca, Doria risponde

Resta caldo il clima attorno alla scelta di allestire un centro di accoglienza per circa 25 migranti in via Venti Settembre, nel cuore di Genova, vicino al mercato orientale. Centrodestra contro Centrosinistra, nella più classica delle contrapposizioni politiche. Venerdì scorso l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Genova Emanuela Fracassi aveva spiegato i dettagli di questa criticità. 

Dal presidente della Regione Liguria Giovanni Toti il nuovo attacco: «Speravo che il Comune di Genova facesse fronte comune con noi per chiedere al governo un passo indietro rispetto alla sciagurata scelta. Ero e resto in disaccordo profondo con questa scelta, con questa visione di Genova e della Liguria, con questa politica del Governo».

Gli fa eco il responsabile per la Lega Nord del dipartimento regionale della Liguria sicurezza e immigrazione Davide Rossi: «La prefettura ha individuato il luogo in barba ai commercianti, al rilancio, al turismo di fine estate, dei residenti, regalando un nuovo business alla cooperativa che li gestirà, che guarda caso è sempre la stessa in tutta la città, unica partecipante al bando e unica vincitrice, un caso degno della Capitale come l'assegnazione di molti bandi in questa città in questi ultimi anni. Siamo stufi di questo andazzo e preoccupati, chiederemo un incontro urgente al prefetto».

«Stiamo affrontando un'emergenza che richiede un impegno di tutte le Istituzioni - la replica del sindaco di Genova Marco Doria - Nessuno nega ci siano delle criticità, ma è importante reagire con equilibrio, ognuno nel proprio ruolo. Crediamo sia una scelta corretta che richiamerà ancora più forte il nostro impegno per l'integrazione. Ci aspettiamo un impegno serio da parte del Governo, sia nei rapporti con l'Europa, sia in quelli con i paesi di origine, in particolare nella gestione delle situazioni di coloro che non ottengono il riconoscimento dello status di rifugiato (cosiddetti diniegati) per i quali è necessario prevedere percorsi di rimpatrio o diverse modalità di immigrazione. 

Mentre le Prefetture gestiscono le emergenze, i Comuni, tutti i Comuni, sono chiamati a favorire l'integrazione: trasformando gli interventi di emergenza in percorsi di accoglienza diffusa, collaborando con le organizzazioni del terzo settore per favorire l'abitare in appartamenti, l'incontro con la società civile, il volontariato dei migranti, la formazione, l'inserimento lavorativo. Sono alcune centinaia i richiedenti asilo impegnati in azioni di volontariato; il loro operato ha restituito decoro a giardini, spiagge, orti e serre, musei. Sono molti coloro che hanno raggiunto una condizione di autonomia abitativa e lavorativa. Ci vuole l'impegno di tutti per favorire questo tipo di percorsi. È questa la risposta civile  alla preoccupazione diffusa e condivisa che deriva dalla constatazione che oggi molti richiedenti asilo passano molte ore senza nessun impegno, condizione che, in primis, mette loro stessi a grave rischio di depressione. Contemporaneamente deve restare costante l'impegno nostro e delle forze dell'ordine nel prevenire e contrastare ogni comportamento che generi difficoltà di convivenza. Non si affrontano le difficoltà erigendo muri, ma costruendo ponti con consapevolezza e rigore».

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