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Cronaca Marassi / Piazzale Marassi

In carcere per spaccio, ma continuano a vendere droga

La Polizia Penitenziaria ha trovato dieci ovuli di droga all'interno di una cella del carcere di Marassi

Domenica 10 dicembre 2017 durante alcuni  controlli nelle celle detentive, gli agenti della Polizia Penitenziaria hanno trovato un telefono cellulare perfettamente funzionante nella seconda sezione e ben dieci ovuli di sostanza stupefacente nella prima sezione appartenenti a due detenuti di nazionalità straniera ìn carcere proprio per detenzione e spaccio di stupefacenti. I due, probabilmente, avevano portato avanti l'attività illecita anche all'interno della prigione.

Il commento del sindacato Osapp

A dare la notizia l'Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) per voce del Segretario Generale Leo Beneduci, che ha commentato:  «Ormai il carcere è diventato una vera e propria piazza di spaccio. Aggressioni nei confronti di poliziotti penitenziari, registrate recentemente nel carcere genovese, ma anche tentativi di evasione con un detenuto che ha cercato di scappare uscendo dalla porta principale, fermato solo grazie alla professionalità della polizia penitenziaria poco prima che varcasse l’uscita. Ma anche tante altre situazioni illegali come il rinvenimento di un cellulare e droga, situazioni che ogni giorno gli agenti devono affrontare per mantenere la legalità all'interno delle sezioni detentive. Con tutte le possibili giustificazioni legate al crescente sovraffollamento, alla fatiscenza delle infrastrutture, alla generale carenza dei requisiti di vivibilità interna alle carceri Italiane, alla grave carenza di personale della polizia penitenziaria che con recente  decreto ministeriale dell'ottobre 2017 ha subito un ulteriore decremento delle piante organiche di poliziotti in tutti gli istituti Italiani. Per l’ennesima volta, dunque, gli agenti della Polizia Penitenziaria hanno fatto il proprio dovere dimostrando ancora una volta  competenza e  professionalità nell’interesse della sicurezza di tutta la collettività; non altrettanti competenze ed interesse nei confronti del carcere ravvisiamo da parte del Ministro della Giustizia e dei vertici dell’Amministrazione Penitenziaria del Dap che lasciano le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria abbandonati a se stessi».

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