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Cronaca Sestri Ponente / Via Borzoli

Ventenne ucciso: aperta un'inchiesta, migliora l'agente ferito

Al vaglio della procura i fatti che hanno portato alla morte di Jefferson Tomalà, morto durante un tentativo di tso: a ucciderlo un giovane poliziotto che gli ha sparato vedendolo accoltellare il collega

Resta ricoverato in terapia intensiva, ma non in pericolo di vita, il poliziotto di 55 anni che domenica pomeriggio è stato ferito nel corso di un intervento in un appartamento di via Borzoli, lo stesso in cui un giovane di 20 anni, Jefferson Tomalà, è rimasto ucciso da un colpo di pistola durante un tentativo fallito di portare a termine un trattamento sanitario obbligatorio.

L’agente, un sovrintendente di grande esperienza, come confermano i colleghi della questura, è arrivato in ospedale domenica pomeriggio con 5 coltellate al torace e al fianco, bilancio di un pomeriggio tragico che gli inquirenti stanno ancora tentando di ricostruire nel dettaglio. Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile del dirigente Marco Calì, sono coordinate dal pubblico ministero Walter Cotugno, che domenica pomeriggio ha svolto un sopralluogo nell’appartamento di via Borzoli e ascoltato i testimoni aprendo un fascicolo sull’accaduto.

La ricostruzione 

Stando alla ricostruzione degli investigatori e alle testimonianze raccolte, il dramma, in quell’appartamento di via Borzoli, era iniziato già sabato sera, quando tra Tomalà e la fidanzata, Anggie, scoppia una lite che richiede l’intervento dei carabinieri. I militari arrivano, calmano gli animi e se ne vanno, ma Jefferson riprende a dare in escandescenze sino a quando la madre non chiede aiuto a Franklin Morales, pastore protestante evangelista e guida spirituale della famiglia, che invita Anggie a prendere la piccola figlioletta di 3 mesi avuta da Jefferson, e a trascorrere la notte a casa della sua famiglia per dare al giovane il tempo di calmarsi e riflettere. 

La reazione non è quella sperata: Tomalà passa la nottata a bere alcolici, e domenica mattina si sveglia ancora in stato di grande agitazione chiedendo a gran voce che Anggie e la bambina tornino a casa. La situazione degenera sino al punto in cui afferra un coltello e minaccia di farsi del male: è allora che la madre Lourdes, badante 49enne, chiama il 112 per chiedere l’intervento di un’ambulanza. All’appartamento di via Borzoli interviene dunque un medico, che si rifiuta però di entrare nella stanza di Jefferson da solo temendo per la propria incolumità. E chiede l’intervento della polizia.

In via Borzoli arrivano così diverse volanti, gli agenti avvisati del fatto che nell’abitazione è presente un giovane che minaccia di farsi del male. I poliziotti trovano Jefferson in camera da letto, in casa ci sono anche la madre e il fratello Santiago, tutti tentano la mediazione. Ma qualcosa va storto: durante la trattativa il giovane, sempre più agitato, estrae il coltello e si scaglia contro uno dei due agenti entrati nella stanza, il più giovane, che spruzza lo spray al peperoncino in dotazione. Tomalà si avventa allora sull’altro agente, un sovrintendente, e lo accoltella più volte al torace: è allora che il collega estrae l’arma d’ordinanza e fa fuoco, almeno 4 volte, ferendo di striscio il sovrintendente e colpendo il ragazzo al torace e a una gamba. Uno dei colpi è fatale.

Il poliziotto ferito viene portato al San Martino in codice rosso, le sue condizioni sono considerate molto gravi: sottoposto a intervento chirurgico, verrà dichiarato fuori pericolo soltanto in serata. Feriti più lievi per il collega più giovane Nell'appartamento dove giace il corpo senza vita di Jefferson arrivano la Scientifica, il medico legale e il magistrato di turno, che avviano le indagini: i familiari, in lacrime e sotto choc, vengono accompagnati in questura per raccogliere le prime testimonianze. Anche la giovanissima fidanzata di Jefferson, nel frattempo arrivata sul posto, viene informata di quanto successo.

Il precedente

Sull’accaduto, come detto, è stata aperta un’inchiesta. La madre e i fratelli di Jefferson Tomalà sono stati ascoltati per diverse ore, e dalla questura fanno sapere che l’intervento sarebbe stato svolto da protocollo: il giovane agente avrebbe sparato per tutelare l’incolumità del collega, ritenuto in pericolo di vita. Atto tecnico dovuto, l'iscrizione dell'agente che ha sparato nel registro degli indagati con l'accusa di eccesso colposo nell'uso legittimo di armi, azione d'ufficio necessaria per disporre ed effettuare l'autopsia e la perizia e consentire il contraddittorio.

Sull’episodio di via Borzoli pesa un precedente pesantissimo: era il 25 settembre del 2008 quando Daniele Macciantelli, assistente capo di polizia di 36 anni, veniva ucciso nel corso di un intervento del tutto simile. Chiamato dai genitori di un giovane che aveva dato segni di instabilità, era stato accoltellato a morte mentre tentava la mediazione nel corridoio dell’abitazione di Pontedecimo in cui il ragazzo viveva con la famiglia. 

Lo scenario in cui si è consumata la tragedia di via Borzoli sembra avere parecchi punti in comune con quanto accaduto dieci anni fa. E rinfocola la polemica su interventi, competenze e responsabilità in caso di trattamenti sanitari obbligatori: «A quasi 10 anni dalla morte del collega Daniele Macciantelli a Genova ci troviamo di nuovo di fronte a due gravi carenze sociali di una città che ha bisogno di seri investimenti sui Servizi Sociali, che devono avere risorse adeguate per seguire costantemente persone con problemi psichici che vivono in famiglia - è stato il commenti di Roberto Traverso, dirigente nazionale del Siap (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia) - Da tempo chiediamo la presenza di un psichiatra h24 specializzato in interventi di urgenza, con autista dotato di mezzo con sistemi supplementari di allarme. Inoltre resta la cronica carenza di personale in forza alla Polizia Municipale dedicato alla Squadra TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori) che da anni il Siap lamenta. Abbiamo chiesto al questore di far chiarezza al più presto sui tempi d’intervento odierno di quella squadra».

Fiaccolata in ricordo di Jefferson

Gli amici di Jefferson Tomalà, intanto, hanno già annunciato l'intenzione di organizzare una fiaccolata in memoria del giovane: l'appuntamento, anticipato sulla pagina Facebook "In ricordo di Jefferson Tomalà", è per martedì alle 21, e l'invito è a indossare magliette bianche e portare candele dello stesso colore.

«Vogliamo ricordarlo come era, un bravo ragazzo, e far sì che venga fatta giustizia», scrivono gli amici, che sui social hanno già lanciato la campagna #giustiziaperjeffersontomala. Decine i messaggi di cordoglio e le manifestazioni di solidarietà alla famiglia del giovane.

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