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Cronaca

Ponte Morandi, archiviata l'indagine sulla presenza di amianto

I sindacati dei vigili del fuoco avevano presentato un esposto dopo che alcuni cani da soccorso avevano perso la vita nei mesi successivi all'intervento

I sindacalisti dei vigili del fuoco avevano chiesto ai magistrati di fare luce sull'esposizione all'amianto subita da chi ha partecipato alle primissime fasi dei soccorsi dopo il crollo del ponte Morandi, il 14 agosto 2018. 

Dopo cinque anni arriva la risposta della procura per cui il rischio non potrebbe comunque essere considerato un reato compiuto da chi li mandò in missione perché in quel frangenti "prevale l'emergenza e alcune norme non sono applicabili".

Il procuratore aggiunto Francesco Pinto e la sostituta Arianna Ciavattini hanno dunque formulato la richiesta di archiviazione aperta dopo un esposto di cinque soccorritori appartenenti al sindacato Usb.

Nella denuncia i soccorritori indicarono come, dopo alcuni anni, cani impegnati in teatri gravi come il Morandi compreso morirono per malattie collegabili alla presenza di amianto. Riporta l'Ansa: "La maggior esposizione al pericolo per alcune categorie professionali discende dalle finalità dell'istituto, quali proprio l'intervento in situazioni emergenziali e di pericolo per la pubblica incolumità" scrive la procura. È quindi inevitabile che "le caratteristiche ontologiche delle attività espletate dagli appartenenti al corpo dei vigili del fuoco in condizioni di emergenza" siano incompatibili con la sanzione penale".

I magistrati evidenziano infine che "le successive attività di accertamento, controllo e monitoraggio furono puntuali" mentre "nelle prime due settimane dal crollo del Ponte Morandi non furono possibili" per "preminenti esigenze di salvaguardia della vita, di sicurezza e d'incolumità pubblica". Infine, dice la procura, "i controlli non svelarono mai livelli d'amianto oltre le soglie di rischio".

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